- Angeli della Morte.
- Recension*
- Gigio ha paura del buio.
- CARLO CARROZZA, LE ORIGINI:
- Random bits
- other bits
- Dietro lo Specchio
- Ildentificativo 0
- Identificativo 1
- Elementi anomali:
- Ferrum Dominatus.
- Haikou
- BIG LOBSTER
- Tenaglia
Elemento #: SCP-XXX-IT
Classe dell'Oggetto: Keter
Procedure Speciali di Contenimento: Tutte le istanze di SCP-XXX-IT sono attualmente rinchiuse in una cripta nascosta sotto la Città del Vaticano da parte della Confraternita dei Cavalieri di San Giorgio; l'entrata a questa struttura è attualmente ignota dalla Fondazione e, molto probabilmente, alla Confraternita stessa.
In segreto sono stati piantati sismografi modificati, misuratori di Nortia1 e altri strumenti di monitoraggio in tutto lo stato del Vaticano nella speranza di trovare una locazione esatta, o approssimativa dell'anomalia.
In caso dei valori anormali vengano registrati, l'area deve essere monitorata per un periodo di tempo costante non inferiore ai due mesi, cercando di non allertare la CCSG nel processo.
In caso venga ritrovata la zona di contenimento di SCP-XXX-IT, gli agenti infiltrati nella CCSG inizieranno a indirizzare l'attenzione della Confraternita altrove, permettendo così ad un team apposito di tentare d'esaminare meglio il luogo interessato.
Descrizione: Con la denominazione SCP-XXX-IT si identifica un gruppo di 15 istanze di esseri umanoidi recanti proprietà fisiche e mentali anomale somiglianti tra di loro. Pur dalle fattezze e dall'aspetto simile a quello umano, la loro massa muscolare risulta sproporzionata; oltre a ciò, risulta che le istanze di SCP-XXX-IT non subiscano una degradazione od accorciamento del telomero durante il processo di telomerasi, e che di conseguenza non siano in grado di invecchiare. Bisogna notare come riescano poi a rigenerare le ferite subite a velocità inconcepibili per un essere umano normale.
Le istanze di SCP-XXX-IT risultano perfettamente leali ai dogmi e le credenze della CCSG, e alla religione cattolica del basso medioevo, vedendosi come angeli vendicatori per conto della loro divinità.
Le istanze di SCP-XXX-IT sono state rilasciate numerose volte dalla CCSG con il passare dei secoli per i loro scontri o per recuperare possibili elementi anomali considerati troppo rischiosi per giustificare la perdita di vite umane. La loro efficienza risultava tale tanto da risultare capaci di durare in uno scontro per giornate intere, secondo le testimonianze arrivate alla Fondazione.
Sembra poi che svariate istanze di SCP-XXX-IT siano state mandate alla ricerca di numerose Persone di Interesse durante il medioevo, per costringerle a collaborare con la Chiesa, od ucciderle.
Premessa:
Il seguente è un documento di carattere storico tradotto dal latino all'Italiano scritto presumibilmente da un membro anonimo della CCSG, e uno dei primi testimoni dell'anomalia, presente durante gli anni in cui sono dapprima comparse le varie istanze di SCP-XXX-IT. Stando a quanto scritto, e tenendo in conto il contesto storico, sembra che SCP-XXX-IT sia apparso verso la fine del 756 d.C.
Il seguente documento è passato in mano alla Fondazione in seguito a procedure atte ad infiltrare la CCSG, attuate tra il 2000 ed il 2003, effettuate per accertarsi del tutto del possibile rischio militare che la CCSG poteva rappresentare nei tempi moderni; sebbene la Confraternita di San Giorgio non rappresenti una minaccia concreta alla Fondazione, gli agenti sono riusciti a recuperare numerosi documenti e lettere classificate della CCSG, tra cui i documenti riguardanti SCP-XXX-IT.
In nomine Dei et a Summis Pontificibus, et in saecula saeculorum decursu expertae Amen
In questi giorni, lontani dalla luce del signore; Aistulfus, fratello di Raichis e re dei Longobardi, sputò dapprima sul nome del nostro Illustre Pontefice e della Chiesa tutta, decidendo poi di aggiungere danno ad infamia assediando Roma da gennaio a marzo.
La nostra confraternita dispiegò i mezzi possibili, in termini di uomini e risorse, per fermare tale assalto, dato il Pontefice nella sua santa saggezza proferì che era meglio che il nemico e il mondo intero dovevano ignorare l'esistenza dei demoni e delle reliquie che i cavalieri continuavano a custodire.
Soltanto con l'assistenza dell'illustre Pipino, Re dei Franchi, riuscimmo a spingere via Astolfo dalla città santificata dalla presenza del papa.
Questo assedio avuto alle nostre porte ha mostrato ancora una volta debolezze nelle mure di roma, quanto le nostre lame fossero ottuse e i nostri scudi fragili. La Santa Chiesa era ancora una volta in pericolo, e soltanto la nozione di ciò era una grave vergogna per tutti noi, cavalieri e studiosi in equal misura. Mai pensammo che tra tutti i giuramenti fatti, le preghiere recitate ed i sermoni seguiti, ci ritrovassimo in una crisi non tanto spirituale, ma un senso di sconforto profondo; chiedendoci cosa avremmo fatto senza il sostegno dei Franchi in un occasione del genere; sarebbe forse Roma caduta una seconda volta? Avremmo forse fallito il nome di Gesù, nostro signore e salvatore?
Questi pensieri forse turbarono più di tutti l'illustre Pontefice stesso, che decise di chiudersi nelle sue stanze per tre giorni e tre notti; nessuno cercò di persuaderlo ad uscire, o di entrare nei suoi alloggi in primo luogo; anzi, da quanto ne so io personalmente, nessuno ha nemmeno cercato di poggiare l'orecchio alla porta per assicurarsi della sua incolumità; anche se qualcuno riferiva come un mormorio incessante giungesse dall'altro lato della porta.
All'alba del quarto giorno, proprio quando iniziavano ad insediarsi i dubbi nelle nostre teste, il Papa uscì di fretta dai suoi alloggi, chiedendo a gran voce che gli fossero portati incensi, ostie e vini della miglior qualità; oltre che i drappi rossi più belli presenti in tutta roma.
Più tardi, verso il tramonto, quando il cielo era ancora al crepuscolo, tra il rosso e il blu notte, il Santo Pontefice annunciò una funzione religiosa straordinaria, e richiese esclusivamente la presenza dei membri della Confraternita di San Giorgio.
Durante questa cerimonia, ci venne spiegato come non bisognasse temere il mondo dell'uomo od i demoni che ci verranno posti davanti, ma soltanto il giudizio di Dio, ben attento alle nostre azioni e i nostri dubbi; il dubbio e la paura non erano un blocco insormontabile, ma un mero ostacolo da sorpassare con il nostro valore e coraggio.
Parole di fede, di valore e di eroismo venivano fuori dal Pontefice, e si mise a parlare di angeli della morte, della loro bellezza e del loro aiuto alle cause nostre per cui combattiamo, paragonando le nostre forze a contadini al cospetto di cavalieri in confronto ai soprammenzionati angeli.
Alla fine della cerimonia, avvenne un miracolo, tale che non si può descrivere con parole precise, se non con misere approssimazioni incapaci di descriverne tale gloria ed onore a noi ricevuti osservando l'evento: quindici colonne di luce comparvero dai cieli, posandosi dinanzi a noi.
Gli incensieri bruciavano e le coppe di vino tremavano; la luce radiata era tale da farci chiudere gli occhi per non venirne accecati; rimanemmo lì per giusto il tempo necessario per contare fino a cinque, prima che la luce si affievolisse e ci permise di riaprire le palpebre: sotto il balcone del papa, c'erano due file da sette uomini ciascuno ed uno davanti a queste due falangi; per pochi secondi riuscivamo a scorgere delle ali protrudere dalle loro schiene e armi alle loro mani, ma queste scomparvero come miraggi, o come tenebre davanti alla luce.
Tutti gli uomini apparsi davanti a noi erano ignudi come infanti appena nati, ed il papa discese dal suo balcone per adornare le loro pelli con i drappi che aveva fatto raccogliere quella stessa mattina. Fece effettuare ad ognuno di loro il rito della santa comunione, dando a loro ostia ed un sorso di vino, e proclamò quindi quegli uomini cavalieri di San Giorgio.
Quello fu il primo giorno che io vidi gli Angeli della Morte del Signore.
Da allora li vidi di rado; erano sempre indaffarati, sempre in allenamento o sempre in udienza dal Pontefice. La loro presenza era inspirante, anche se a dir poco terrificante se vicina alla propria persona.
A due giorni dalla loro prima comparsa, partirono tutti a cavallo per delle cave poste su al nord, e tornarono tre settimane dopo adornati con armature fatte di pietre e di marmi, e sembravano incuranti del peso che questi pezzi dovrebbero porre sui loro corpi; come se fossero fatte di penne d'oca portavano quelle protezioni, senza fatica o difficoltà. Vidi i loro allenamenti da lontano per qualche giorno, tra lotta libera, manovre con le spade e qualsiasi altra arma posta tra le loro mani; qualsiasi strumento a loro confidato sembrava diventare leggiadro e veicolo di morte per qualsiasi cosa si sarebbe opposta a loro.
Notai tuttavia come le loro dita erano estremamente maldestre ad impugnare un arco e tenere le le frecce tra i loro polpastrelli; ed erano incapaci di lanciare una freccia senza mancare il bersaglio. Poco dopo che notai queste cose, gli Angeli si stancarono e decisero di partecipare in altri allenamenti, non dissimili da quelli che avevo elencato prima.
Tuttavia, devo ammettere che all'inizio ero dubbioso sull'efficacia di questi prodi guerrieri. Cambiai idea solo pochi giorni fa, quando tornarono a Roma dal papa, portando notizie sulle quali non saprei come sentirmi.
Astolfo è morto, il mascalzone che ha tormentato la Chiesa per mesi, è caduto.
E tutti pensano che sia caduto a cavallo. Ma ciò non è successo.
I guerrieri sono riusciti a nascondere ogni prova del loro passaggio.
Il gaudio che provai non lo posso negare, ma altro dubbio mi attanagliò poco più tardi: "Non era il signore stesso che ci insegnò ad amare il prossimo? Non era il signore stesso a dire di non far ad altri ciò che non vorremmo che fosse fatto a noi stessi? Sono questi angeli, o macellai?"
Con tutto ciò, temo che non posso aggiungere molto altro, ho i miei continui dubbi e le occhiate che gli angeli continuano a mandarmi non sono per nulla rassicuranti; penso che dovrò riposare per un po' di tempo, potrei averne bisogno.
Premessa:
Il seguente è un documento risalente al 1054, scritto durante un periodo scismatico della chiesa cristiana che ha concesso all'Ordo Iani (OI) di ricollocare la maggior parte dei membri stazionati nel Tempulm Iani Occultum2 in una sede più sicura, portandosi con loro SCP-089-IT. Tuttavia, risultò che la Confraternita di San Giorgio sospettava di movimenti del genere e ha quindi mandato sette istanze di SCP-XXX-IT a fermare il convoglio.
Nel nome di Tito Flaviano
e dell'Ordine di Giano.
Ormai mi tocca scrivere di eventi nefasti, sebbene affascinanti e degni di attenzione allo stesso tempo. Ma dovrei dire, che tutto ciò sembrerà strano e forse di dubbia verità alle persone che non erano presenti agli eventi che andrò a narrare.
Questa missiva verrà mandata alle sedi di Res Novae ed Erga Omnes e servirà a comunicarvi come si è concluso il trasferimento dell'Imperatore Tito in una sede a lui più sicura, siccome la vicinanza del Tempulm Iani Occultum alla Roma occupata dalla Chiesa Cattolica rendeva estremamente rischiose le nostre operazioni.
Il rischio di un invasione cristiana nel nostro tempio era bassa, ma comunque non trascurabile. Decidemmo quindi di attendere l'occasione propizia per effettuare un esodo dal Templio e ricollocarci in modo da preservare meglio l'Ordine, ed il suo scopo.
Giunto quindi lo scuro manto della notte che ci avvolgeva alla prima sera, quando tutte le fiaccole delle case e della città furono spente, una processione di adepti e guerrieri, insieme a Tito stesso, partirono portandosi appresso carri e carrozze di scorte e provviste per sostenere il viaggio.
Il viaggio quindi iniziò, ed a cinque pietre miliari fuori da Roma vedemmo in lontananza dietro di noi un gruppo composto da non più di cinquanta persone, la cui maggior parte era posta a cavallo e armati di lance. Tuttavia, alla testa del loro gruppo avanzavano sette figure, che avanzavano a piedi e che riuscivano a tener il passo con quello del trotto dei cavalli; già da questa loro corsa si riusciva a capire che non erano normali esseri umani.
Sapevamo sin da subito che quel gruppo era stato mandato per noi. Miravano ad intralciarci, o peggio, catturarci.
Tuttavia, continuammo a camminare, a testa bassa, e avanzammo fino alla prossima pietra miliare o giù di lì, prima di essere accerchiati e fermati. Gli uomini che erano a cavallo si disposero in cerchio intorno alla nostra congrega, mentre le sette figure avanzarono tra le loro fila. I nostri sospetti non erano infondati, poiché tutti portavano lo stendardo di San Giorgio.
Ora fermi, ci ritrovammo davanti queste figure, che emanavano un qualcosa di ammirevole, anche se potrei meglio definirla come un'energia che comandava ammirazione e rispetto, forza e coraggio; sembrava che fossero stati mandati in qualità di ambasciatori, ma era in realtà palese che questi non erano messaggeri di pace, ma guerrieri, emissari di morte.
Infatti i loro lineamenti erano forti, duri, e si capiva al primo sguardo che questi erano temprati da anni di battaglie, cacce e molti altri scontri sanguinolenti.
Alcuni potrebbero dire che questi erano come scolpiti nel marmo, ma rifiuto categoricamente di descriverli in questo modo.
Il marmo è bellezza, simbolo di arte, cultura e conoscenza, roccia che si addice all'Ordine da molto tempo ormai. Nelle venature del marmo possiamo vedere un dialogo con il divino, tutta la conoscenza che noi non abbiamo ancora ottenuto, grazie alle infinite forme in cui un buon artigiano riesce a plasmarlo
Questi esseri non sono creature di marmo, ma bensì di misera pietra. Mancano di valore, di bellezza o di conoscenza alcuna. Sono edifici, strumenti, oggetti al servizio di qualcuno più grande di loro.
Sei di loro, bisogna dire, portavano armature fatte dal marmo, come per compensare le mancanze che ho citato prima, e sembravano vestirle solo per prepotenza e prestigio che per reale bisogno. Il settimo, invece era avvolto da un drappo color cremisi, quasi come un antico imperatore. Alle sue spalle invece erano legate con una corda delle ali simili a quelle d'un aquila.
E mentre la scorta a cavallo ci accerchiava, i sette si radunarono alla testa della carovana, proprio dove era posto il carro di Tito, dove era nascosto sotto un enorme telo.
Quindi, quello vestito coi drappi chiamò a gran voce che Tito e tutti i membri dell'Ordine di Giano si costituissero e che deposero le armi.
Ma era ormai troppo tardi per fare tali richieste, poiché gli adepti già stavano cercando con la mano l'impugnatura di qualche arma nascosta nei loro mantelli, aspettando un ordine di qualche sorta. Tito allora si mosse da sotto il manto, e se lo tolse, scendendo dal carro, e si diresse verso la figura alata, mentre tutti gli uomini sui loro destrieri gli puntarono contro le loro lance e spade.
La nostra guida allora squadrò l'essere che gli si parò di fronte, ed iniziò a parlare; presentandosi come Tito e proclamando di parlare a nome dell'Ordo Iani. L'altro proferì di essere lì in qualità della Confraternita di San Giorgio.
Allora, una lunga discussione si accese tra i due, dove la nostra Luce cercava di trattare per l nostro rilascio, e dove l'altro continuava a ribattere che secondo un ordine del papato dovevano tutti essere portati a Roma, in sua presenza.
Si vedeva che, tra i due nessuno voleva impugnare le armi, anche se gli altri sei sembravano pensarla in maniera alquanto diversa, tanto che facevano smorfie a sentire quella lunga discussione.
Quella battaglia di parole durò per quasi un ora e allora, il loro ambasciatore si ritirò per dei momenti a conferire con le altre sei figure che lo avevano accompagnato, e si accese presto un animata discussione tra di loro.
Confabulavano a voce così bassa tra di loro, che perfino quelli più acuti d'orecchio tra di noi riuscirono a sentire poco o nulla. Tuttavia, sappiamo che era una discussione animata, perché all'improvviso tra di loro iniziarono a passare alle botte, probabilmente senza che prima volessero insulti di qualsiasi sorta.
Non so esattamente come, ma il loro messaggero ordinò il silenzio e così, all'improvviso lo ottenne. Senza esitazione alcuna, ed incredulità dal resto della folla. Anche la sua voce era potente e carismatica, ma allo stesso tempo lieve e si potrebbe perfino definire angelica.
Erano tutti simili tra di loro, ma soltanto la figura avvolta nel drappo rosso era in qualche modo distinguibile dagli altri sei; chiaramente non era stato scelto come ambasciatore da un potere superiore a lui, ma era quasi sicuramente un qualcuno di una certa importanza tra quelle sette creature.
I sei si rimisero nella formazione che avevano adottato precedentemente, mentre la nostra guida e la figura avvolta nel drappo ritornarono a conversare. Quindi, il loro ambasciatore si rivolse a Tito e disse quindi che permetteva il transito ai membri dell'Ordo Iani, ma a patto che non tornassero mai più a Roma, o nei territori della Chiesa. La Delizia dell'umanità quindi lo ringraziò ed iniziò a cercare nel carro che lo trasportava. Poco dopo, tirò fuori una lunga stoffa sottile, di color turchese. Sarebbe un errore definirla "Stoffa", perché è in realtà un qualche tessuto raro e pregiato, ma allo stesso tempo resistente agli strappi e le lesioni. Tito regalò quindi questo tessuto al loro messaggero e, sebbene questo abbia rifiutato inizialmente, la nostra guida insistette talmente tanto da convincerlo a tenerlo.
Allora, con un ultimo addio, i cavalieri di San giorgio se ne andarono con riluttanza, e ci lasciarono ripartire sulla nostra via.
Al momento in cui viene scritta questa lettera, siamo ancora in viaggio verso l'ormai abbandonata sede che avevamo costruito nelle vicinanze del flagello di Pompei, allo scopo di riabitarla e riportarla alla luce. Al momento, speriamo solo che i meccanismi nascosti funzionino ancora e di riuscire a tornare operativi.
Vi porgo quindi i miei saluti, e che la faccia buona di Giano vi sorrida.
Imperator Auxilia
Ascanio Flavio
Tipologia Angelica: Fortezze
Livello di Pericolo: Alto
Aspetto Fisico: Di forma più simile al Signor Nostro queste fortezze sono, rispetto all'uomo debole e peccatore. Queste infatti non riportano debolezza, vecchiaia o qualsiasi segni di cialtroneria.
I loro corpi sono forti come venti dei migliori cavalli da guerra a disposizione della Confraternita, la loro mente una fortezza e le armi nelle loro mani sono paragonabili ad un esercito. Le armature che loro stessi hanno ricavato dalle cave sono forti come mura e sono lavorate con minuzia e maestria. I loro attacchi inespugnabili e capaci di far vergognare qualsiasi generale a nostra disposizione.
Poteri noti: Sovrumana forza, agilità e ingegno sono armi di questi servitori del Signore, e null'altro adoperano se non strumenti creati da loro stessi o reliquie dei Santi.
Le loro carni si strappano raramente, e anche se queste si rovinassero, le ferite tornerebbero a rimarginarsi dopo pochi minuti.
Annotazioni di Don Antonio Riccardi, 15/03/1436: Secondo consiglio del Papa, mi sono deciso a dialogare con queste sacre figure, di sicuro non degne di preghiera o dedizione, ma sicuramente di rispetto, poiché saranno sì creature divine ma non sono incarnazione stesse di Dio, che necessitano adorazione. Ho questionato a lungo sulla loro permanenza nella dimora del Signore, del paradiso, del mondo che ci aspetta, ma non hanno risposto a nessuna delle mie domande, dicendomi solo che la Fede non necessita di risposte del genere, ma solo del proprio credo.
Ho chiesto quindi loro perché il Signore ha deciso che la Chiesa avesse bisogno di aiuto, perché mandare quindi angeli per aiutarci. E loro semplicemente mi dissero che Lui aveva visto un epoca oscura in cui il buio si riversava sulle terre per quasi condannare il mondo. Lo vide avanti nel tempo, e decise di mandare loro in un'epoca dove la Chiesa era già in crisi, per evitare che questa scomparisse prima dei tempi previsti, eppure dalle loro voci mi sembrava che questa oscurità sia già finita… dai loro toni, le parole scelte. Sì, per loro era già tutto finito. Eppure io non ne so nulla. Gli archivi del Vaticano non scrivono nulla di ciò, almeno da quanto li ho consultati. Eppure ci dovrà essere qualcosa.
Annotazioni di Don Giacomo Netrumazzi, 19/06/1589: Le battaglie condotte dalla Confraternita in questi anni diminuiscono, non siamo più in epoche di sangue e battaglie, almeno per noi. Il mondo cambia, ma vecchi spiriti continuano a rimanere ancorati al passato.
Le quindici fortezze della Confraternita non hanno più modo per partecipare alle battaglie che erano l'unico motivo della loro presenza in questo piano materiale. Continuano certo i loro allenamenti, le loro gare, ma non danno loro la stessa soddisfazione di prima, non danno loro modo di sfogarsi e lasciar fuori quello che Dio fa accrescere nei loro cuori. Se così possiamo mettere in parole concetti tanto nebulosi.
La loro pelle si sbriciola, diventa più friabile, come gesso che cade dalle mura o vernici screpolanti. Ma al contempo la loro furia accresce, i loro duelli sempre più letali, sempre più pericolosi e diventa sempre più complicato tenerli a bada. La speranza diminuisce in tempi come questi, sebbene regni una pace strana. In particolare, gli angeli sembrano covar rabbia contro uno di loro nello specifico, il più grande tra di loro e quello che quasi si potrebbe dire che è il loro capo nel mondo mortale, l'angelo Teodosio, così lo chiamano. Non riesco a capir perché così tanta rabbia, ma dubito di avere l'autorità necessaria per far loro delle domande così personali.
Annotazioni di Don Michele Petruzzi, 5/02/1871: Son passati tre giorni da quando la capitale del Regno d'Italia è passata da Torino a Roma, e quasi da un anno che quest'ultima è sotto le grinfie del Re. Il Pontefice ancora si ostina con tutte le sue forze a negare l'esistenza stessa del Regno d'Italia e del potere del nuovo sovrano di Roma, ed anzi penso che ha già qualche idea strana in mente. È già da due secoli, almeno secondo tutte le nostre testimonianze, che gli Angeli della Morte non sono più in combattimento e la loro follia si fa sempre più evidente. Non sanno adoperare arco o moschetto, o qualsiasi altra arma moderna di sorta, e si rifiutano categoricamente di seguire ordini. Sono duellanti, non soldati e non li possiamo lasciar fuori. L'anno scorso, mentre Roma era nuovamente sotto attacco, questi continuavano ad ordinarci di lasciarli andare, con il Pontefice come unico loro sostenitore. Ci è voluto uno sforzo congiunto dell'intera Confraternita, o almeno delle unità stazionate a Roma per fermarli, onde evitare un irrevocabile danno d'immagine alla Chiesa e per evitare di svelare gli angeli al pubblico. Tutto ciò al costo della vita di trenta adepti, tra i quali anche i più giovani e promettenti. Allora noi capimmo quanto fossero in realtà pericolosi, tanto capaci di versare sangue cristiano in un luogo sacro.
Tra di loro, solo Teodosio il Grande sembrava essersi pentito, e si gettò a terra con i riccioli d'oro che gli coprivano le guance. Le lacrime che sgorgavano dal suo volto formavano uno specchio di ghiaccio sotto il corpo di Giacomino, ma non accaddero altri miracoli o resurrezioni quel giorno, per quanto io consideri miracoli solo segni di buon augurio. Una delle altre fortezze stacco una gamba a Teodosio con solo un calcio, e lo prese per i capelli, dandogli del debole e dell'incapace. Se non dell'ipocrita stesso, dato che lui stesso aveva per primo versato sangue. Le altre fortezze lo seguirono, ma soltanto una rimase dalla parte di Teodosio. Nel frattempo, i nostri confratelli si stavano già radunando, e presto i giardini interni dove i primi delitti erano stati fatti erano accerchiati. Nemmeno degli angeli potevano sconfiggere un esercito intero, e con l'aiuto di alcune reliquie siamo riusciti a sconfiggerli per breve tempo, facendoli addormentare, o svenire. Le loro carni ancora fumanti, che si riformavano e ricrescevano al loro posto. Teodosio era l'unico ad esser stato risparmiato dal nostro stratagemma. La battaglia era durata sei minuti e altre quaranta persone oltre le trenta prima menzionate erano morte.
Teodosio ormai capiva che non c'era più redenzione o utilizzo per loro, ma chiese quindi di non rispedirli al Signore, con la morte o l'esilio, ma anzi di imprigionare lui ed i suoi fratelli in una catacomba del vaticano, e di proteggerla in qualche modo, anche se la Confraternita non conosceva incantesimi o maledizioni da lanciare su un luogo in una terra così tanto santa.
Mentre ancora cercavamo di pianificare, chiedendo consiglio all'unico angelo ancora fedele, notammo Lui. Una figura così tanto strana e incomprensibile che è stata avvistata solo poche volte dalla chiesa, e che sebbene dall'aspetto lo potremmo soltanto definire demoniaco, si può capire subito che nulla è più lontano da quella stessa definizione. Il Folle sedeva lì, poco appresso a dieci passi da noi su una panchina, e nessuno lo aveva visto entrare nei giardini o sedersi sulla panca. Questo, non sembrò perdersi nei suoi lunghi deliri, sue caratteristiche; ma le sue parole furono chiare. "Roma è già persa al Tricolore ormai, avendo deciso di fermare i vostri angeli. Ma non dovete disperare, perché non tutto è perduto, il mondo gira e avrà ancora bisogno della Confraternita e della Chiesa in anni futuri. Solo io so quanto questo piccolo posticino rimarrà vostro, ma vi basterà più che a sufficienza per i vostri scopi.", posò gli occhi su Teodosio e gli strappò un ricciolo dalla testa, ma senza arrecargli dolore o scompiglio, come se questo fosse vecchio e destinato a cadere.
"Questo giorno segnerà la fine degli angeli della morte, come una candela che ha bruciato troppo a lungo. Ma la loro storia vivrà ancora, dapprima ricordata con nostalgia e gloria, poi con disonore come a ripetere la storia. I cicli si rievocano. La Confraternita sceglierà la prima cripta o catacomba adatta per rinchiuderli, e questa rimarrà più intatta e forte di tutte le altre, senza rivelarsi od aprirsi per molto tempo, se non per sempre. Questo capello sigillerà la porta e non ne permetterà più l'apertura. Teodosio, sei sicuro di voler essere imprigionato anche tu?"
Inutile star a descrivere ancor di più la storia e gli strani avvenimenti. Il Folle sparì in una pozzanghera dopo quelle parole, e Teodosio sembrava più che convinto della sua scelta di venire imprigionato insieme ai suoi fratelli. A scelta fatta, le Fortezze vennero quindi rinchiuse in un complesso delle Necropoli Vaticane e non videro mai più la luce. L'entrata ormai non è più presente, scomparsa qualche ora dopo l'imprigionamento dei macellai della Confraternita; persa del tutto salvo per un piccolo capello d'oro che segnava la fine degli Angeli. L'ultimo saluta da parte del più grande tra quegli angeli, fu fatto con un gesto di un tessuto color turchese.
Da allora, nessuno ebbe più notizia di loro, salvo che qualche distante urlo quando qualcuno si incamminava nelle necropoli, le urla di Teodosio.
Ed ora, presumo che se le parole di quel pazzo contenevano qualche barlume di verità, questi documenti non verranno più aggiornati per molto tempo, se non secoli. Spero anzi che non vengano più rivisitati.
Questa è la Guida alle Recensioni che adoperiamo qua su -IT, o che meglio delimita quali siano viste come recensioni e quali no. Quando uno staffer è ancora indeciso dare il via libera o meno ad una bozza, solitamente guarda solo se le recensioni hanno le approvazioni, e non i commenti in generale. Questa guida può essere vista come un'estensione della Politica Sul Criticismo, ma cercherò di evitare ripetizioni.
Nel frattempo, iniziamo ripetendo due regole fondamentali: Critica il lavoro, non attaccare lo scrittore. e Non fare lo stronzo.
Queste due regole dovrebbero aiutarti a capire che bisogna essere il più neutri possibili durante una recensione. Anche se alle volte non si riesce a rimanere neutrali, devi comprendere che la qualità del lavoro qua su -IT viene prima di tutto, e i messaggi dove si va a dire semplicemente "Mi piace il lavoro" spesso non aiutano minimamente la ricerca della Perfezione e, di conseguenza, alla qualità finale del lavoro, che sia un articolo o un racconto; dobbiamo ricordarci che molti articoli qui si basano sulla frase "un articolo SCP è una storia travestita da un articolo scientifico", una storia fatta bene deve essere curata e perfezionata nel corso del tempo, fino ad arrivare alla sua pubblicazione.
Ora che avete compreso le due regole fondamentali, non dovete fraintenderle. Potete far notare allo scrittore certi pattern e ripetizioni tra i suoi vari articoli. Ci sono alcuni scrittori che si cimentano sempre nella stessa tipologia di anomalie, che utilizza sempre gli stessi escamotage narrativi o quello che mi piace chiamare "trama basilare". Sebbene i lavori ripetitivi non siano necessariamente fatti male, possono diventare noiosi. Far notare questo allo scrittore, può aiutarlo a deviare dalla sua "comfort zone" mentre scrive, iniziando a spingerlo verso campi nuovi dove può migliorare; ma bisogna evitare di farlo con cattiveria o malizia, cercando di non indorare però la pillola.
Per quanto concerne le approvazioni "per amicizia" o "per mancanza di voglia di rileggere/ozio", non fatelo, se vi scopro vi maciullo in trenta modi diversi. Se non avete voglia di leggere tutto bene, o se volete semplicemente promuovere l'articolo di una persona che vi sta a cuore (che sia un amico, un vostro amante o parte della vostra prole), semplicemente trovate altre cose da fare, c'è tanto da fare qua sul Sito: scrivere, tradurre, creare progetti secondari, disegnare… C'è sempre qualcosa per tutti, ma potete comodamente rimanere nel campo delle recensioni e pian pianino migliorare cercando di aiutare gli altri a scrivere.
Detto questo, finita questa lunga premessa, possiamo iniziare con la guida vera e propria:
Parte 1:
Come posso iniziare a recensire:
Per iniziare a recensire, bisogna innanzitutto entrare nel forum e trovare la bozza che vi ispira di più; se siete nuovi in questo campo vi consiglio vivamente di iniziare da bozze corte o medie, evitate inizialmente quelle lunghe, giusto per prenderci la mano e dato che alcune parti potrebbero risultare un po' complicate. Le bozze corte sono piuttosto semplici da recensire, e non richiedono nemmeno troppo tempo. Una recensione del genere può anche durare 30-40 minuti; si può fare in quella mezz'ora dove vi chiedete "Uhm, cosa posso fare in questa giornata dove sono assolutamente annoiato?" e dove avete un impegno tra un'oretta o simili.
Tuttavia, bisogna anche riconoscere che un buon recensore deve avere delle buone capacità. Andando a citare il mio libro di cucina:
- Il Cuore (Che va a rappresentare le tue buone intenzioni e l'approccio che vai ad utilizzare).
- La Mano (La capacità di utilizzare qualche codice in più per rendere la tua recensione più appetibile all'occhio; la capacità di saper scrivere bene una frase per trasmettere meglio l'idea).
- La Testa (La conoscenza dell'universo narrativo, il saper rimettere insieme i pezzi di un puzzle e il saper ritrovare gli errori in un testo, che siano essi di grammatica o di logica).
Adesso ti dirai: "Ma Aisen, sappiamo tutti che fai assolutamente schifo in tutti e tre i campi!" E io risponderò: "Lo so, ed è solo perché cerco di bilanciare tutto, quindi smettila di prendermi per un ipocrita."
Qui su -IT, noi diamo una grande importanza alla qualità, e pertanto penso che il nostro punto preferito sia "la testa" dove andiamo ad analizzare bene l'articolo, anche se io consiglierei personalmente di bilanciare tutto. La prossima domanda che probabilmente porrete è: "Come posso migliorare in tutti e tre i campi?".
Beh, rivediamo tutto nello specifico nella parte 2.
Parte 2:
I tre Punti:
Quindi, iniziamo a parlare di come migliorarsi nei punti specifici, iniziando dal Cuore.
- Il Cuore: Per migliorare in questo campo devi sempre ricordarti che dietro lo schermo, a scrivere la bozza che stai recensendo, c'è sempre e comunque un essere umano. Tu non sai cosa ha passato, tu non sai cosa accade nella sua vita privata e per via della lontananza spesso non puoi nemmeno proteggerla. La parola chiave qui è l'"empatia", tratta quella persona come tratteresti te stesso. Non essere ingiusto o aggressivo quando non lo saresti con te stesso o le persone a te care, cerca di avere tatto e dare i consigli più giusti possibili dal tuo punto di vista. Cosa ti interessa di più? La qualità del Sito, oppure la persona che ha scritto la bozza? Cosa ha più significato? Non fartene una scelta molto pesante, è qualcosa di personale e che non possiamo certo cambiare, non è né giusto né sbagliato prendere né l'una né l'altra decisione. Ricordatelo. Inoltre, dovreste fare una distinzione tra l'autore alle prime armi e quello esperto; solitamente un autore alle prime armi fa diversi errori ed incongruenze nella lore; ed inizialmente l'articolo può presentare diverse incoerenze interne e la storia non può sembrare una di quelle più brillanti; l'opera di un autore esperto si avvicina di più alla qualità richiesta rispetto ad un articolo che è ormai già stato pubblicato. L'approccio verso le due tipologie di autori cambia: infatti con il novellino vai principalmente ad evidenziare i problemi interni dell'articolo, la storia, errori pseudo-scientifici e di logica e via dicendo, lasciando inizialmente la parte grammaticale per abituare l'autore al nostro universo, utilizzando tatto e cercando di non spaventarlo troppo. Con l'autore più esperto si può iniziare subito con la recensione grammaticale, ma non dovete disdegnare tutte le altre componenti della recensione che servono ad affinare l'articolo; non si fanno favoreggiamenti.
- La Mano: Dopo un po' che inizi a scrivere, alcune cose diventano naturali, che sia utilizzare il tono clinico, scrivere qualche stringa di codice relativamente semplice o individuare un errore nel codice perché qualcuno ha dimenticato di chiudere un div, o una parentesi quadra. Qui, innanzitutto, per migliorare bisogna scrivere. Imparare a impostare le frasi è una cosa fondamentale per fare in modo che tu riesca a far trasparire il giusto messaggio da una scritta, quando non c'è voce od espressione ad aiutarti. Poi, per migliorare bisogna rubare. Non fraintendete, il codice noi non lo creiamo magicamente, molti di noi lo rubacchiamo dalle sandbox, da quelli che creano, coloro che hanno veramente studiato per crearlo e da alcune pagine di altre branche. Spesso per rendere qualcosa più caruccio sei costretto a trafugare un codice fino alla dogana della Branca, e molto spesso questi codici passano. Quindi non esitare a cercare in giro un modo per rendere la tua recensione o bozza più bella, andando a sottrarre agli altri qualche piccolo codice.
- La Testa: Questo è un punto cruciale, non tanto forse come abilità che potreste utilizzare nella vostra vita più avanti, ma per noi come una comunità di scrittori. Per saper scrivere, bisogna innanzitutto saper leggere. Spesso, il processo dello "Scrivere" non è altro che andare a scopiazzare qualcosa per riscriverlo. Sebbene questo possa sembrare quasi un insulto, dovete capire che molte cose qui sono semplicemente adattamenti di leggende, storielle o cose che abbiamo immaginato, o per meglio dire l'influsso di certe influenze che andranno poi a gettare le fondamenta per i nostri lavori. Tutto ci influenza, che siano cose che guardiamo o leggiamo. Comunque, andando al sodo, per migliorare con "La Testa" dovete leggere, molto. Dovete leggere molto in generale, non solo gli articoli italiani, quelli servono principalmente per comprendere meglio l'universo narrativo e ciò vi porterà a migliorare nell'arte di recensire. Tutta l'altra letteratura, oltre ad essere parte del vostro bagaglio di cultura personale, vi servirà per affinare la mente, riconoscere citazioni, frasi che suonano male, possibili tentativi di plagio e molto altro ancora.
Parte 3:
Cosa fare dopo aver imparato a recensire e ultime considerazioni:
Dopo aver iniziato con le prime recensioni, inizierai a voler abbandonare il campo delle bozze corte per passare a quelle più lunghe, solitamente. Arrivato a questo punto, nella lettura potresti spesso stancarti e potresti voler prenderti delle pause, cose totalmente accettabili, anche se rischi di distrarti e non ricordarti più dov'eri mentre leggevi ed esaminavi il testo.
Dopo aver effettuato questa fase di transizione, solitamente si cerca qualcosa di più complicato, inizierai anche a fare qualche piccola ricerca veloce su google o altri motori di ricerca per capire quanto è effettivamente giusta la cosa scritta; ma terrai sempre conto dei tre precetti base che ti guideranno ed aiuteranno nel recensire.
Avrei forse dovuto dirlo prima, ma nelle recensioni voi potete metterci un po' di tutto oltre le semplici correzioni, che siano esse battute, osservazioni personali, pareri o delle piccole sorpresine. Aiuta anche a far comprendere al lettore un po' di più su di voi, e pertanto può aiutare entrambi.
Il mio format delle recensioni è quello più basico che si possa effettuare. Per comprenderci non utilizzo quasi mai codici speciali, solo dei collassabili e poco altro; molto spesso sono solo osservazioni e correzioni, fuori dal collassabile a volte metto un testo dove spiego perché l'articolo mi ha convinto o meno. Non è l'unico format esitente, se ne possono comodamente creare di nuovi, cercando di rispecchiare meglio noi stessi (anche se a dire il vero, è obbligatorio mettere tutta la lista di correzioni dentro un collassabile per non intasare troppo la sezione dei nuovi messaggi; altrimenti lo staff deve modificare le vostre recensioni, e questo non vi piace).
Ora, per giungere al finale: non temete di tornare più volte nella stessa bozza per rileggerla, è nel vostro interesse assicurarvi che ci siano meno errori possibili negli articoli che verranno pubblicati e in quello di tutti noi. Non devi nemmeno temere di controbattere a delle modifiche che tu hai suggerito in precedenza, magari ti sei semplicemente accorto che non suona più bene come pensavi; ma non devi prendertela male se lo scrittore decide di tenere quella vecchia correzione che avevi consigliato.
Inoltre, devi considerare che i tuoi suggerimenti non sono sempre "verità assolute da seguire" quando si parla di rivedere il concetto che stai revisionando; e qui mi rivolgo sia ai nuovi autori che i recensori provetti. L'autore può essere convinto così come non esserlo mentre cerca di capire cosa volevi dire con "Un orangotango pelato con 40 braccia che si tiene su una spranga che cede dal soffitto non può essere più considerato un orangotango", o qualcosa del genere.
Gigio ha paura del buio.
Certo, i suoi padroni erano straniti dalla questione e anzi forse indispettiti da queste sue fobie: "Come fa un gatto ad avere paura del buio?" si dicevano grattandosi il capo e cercando di trovare una risposta di qualsiasi sorta.
D'altro canto, non si potevano mica lamentare. Gigio era un gatto bellissimo, d'un manto nero e lucente come la notte che tanto temeva; era anche molto amorevole e infatti spesso si metteva dinanzi al camino o sopra le ginocchia dei suoi padroni, accompagnandoli alle volte a letto, dove rimaneva con loro finché questi non si addormentavano. Anche se detto così può sembrar strambo, quando necessario, Gigio si portava sempre dietro di sé una lucina da notte che era stata costruita a mo' di bacchetta magica, e questa lo aiutava a rischiarare un poco la notte e a farlo sentire più al sicuro; proprio con questa lucetta il gatto accompagnava i suoi padroni a letto.
Era quindi un gatto perfetto nell'aspetto e nell'animo; qualunque gattara o bimbo affettuoso avrebbe desiderato avere un animaletto del genere, tranne per quando il micetto manifestava questa sua paura. Per l'appunto quando lasciato solo, al buio, Gigio miagolava il più forte che poteva e faceva un baccano sbattendo le sue zampette contro porte o finestre, tanto da svegliare i vicini, i topi che dormivano e talvolta pure le cicale appena assopite. Quando questo accadeva, uno dei suoi amati padroni gli apriva la porta e se lo portava al petto, dove lo cullava tra le braccia, per poi portarlo in una stanza illuminata, posandolo sopra un cuscino, accanto alla sua bacchetta di luce. E, sebbene il gatto non ne fosse al corrente, le bollette elettriche per questi suoi capricci erano piuttosto salate, le quali rimanevano una leggera preoccupazione per i due vecchiarelli che si occupavano di lui.
Anche se i nomi non sono fondamentali alla storia che stiamo raccontando, andremo a chiamare i padroni del gatto Crista e Giuseppe; i due vecchietti, come già accennato in precedenza, avevano portato più e più volte il gatto in quel luminoso e stranamente pulito luogo in cui il veterinario utilizzava i suoi strumenti per sviscerare, estirpare ed eliminare dai ventri degli animali esseri e malattie che affliggevano quelle piccole e innocenti creature. Gli etologi dicevano poi che non ci fosse nulla che fosse fuori dall'ordinario e che tutte le terapie erano state eseguite alla perfezione; ma ancora non si mostravano segni di miglioramento. Gigio continuava ad aver paura delle tenebre.
Nulla dai veterinari e nulla da quelli che definivano come pallide imitazioni degli psicologi. Quindi, Giuseppe, che ormai si stancava alla sola idea di far un'altra visita, si decise di vivere con il gatto fifone.
"Mi non ghe posso crederse. Un'gatt che z'ha paura del buio", diceva mentre guidava verso casa. "'Sti gatti non dovrebbero veder meio delle persone al buio?", continuava.
"Anche tu da bambino avevi paura del buio, ce l'avevamo un po' tutti." Ribatteva invece Crista.
"Ma ti par il caso de paragonar'un gatt ad un uomo? Le son creature del tutto diverse!"
"Sarà, sarà…" e così finiva ogni ritorno a casa dove, appena tornati, Gigio si appollaiava in uno sprazzo di luce, accanto al camino ancora spento, dove si addormentava un poco.
Tuttavia, questa volta, al risveglio, si stira e tasta l'aria con la lingua come al solito, e con piccola meraviglia scopre un piccolo cappellino di lana blu che sembrava uscito da uno dei disegni che faceva Crista, indossato da personaggi con titoli strani che il gatto non riusciva a capire, come "stregone" o "mago". Il gatto decise quindi di farsi mettere su il piccolo copricapo, portandolo in bocca fin verso la padrona e toccandole il polso con la zampetta, per esprimere in qualche modo il desiderio di indossare il nuovo regalo.
Questo cappello faceva una bella coppia con la sua lucina a forma di bacchetta magica che utilizzava da sempre; ormai ben preparato, decise di uscire fuori di casa per andare a passeggiare nei campi e nei boschetti dietro casa, luoghi separati dall'abitazione da un argine, che faceva da muro per due mondi del tutto diversi.
Il gatto, quindi, correva giù per l'argine e rimase nei boschi per diverse ore ad esplorare e giocare tra le fronde degli alberi. La passeggiata è stata tranquilla e divertente: giocò tra i cespugli, rincorse i topi e osservò dall'alto di un albero le anatre che facevano il bagno nel lago. Tuttavia il micetto notò troppo tardi che era ormai già il calar della sera e che l'avanzata del buio reclamava ormai quelle terre. Preso dal panico che si insediava ormai nella sua testolina, questo scattava a destra e a sinistra, ma non riusciva comunque a trovar la strada di terra battuta che lo doveva riportar a casa, e ora, esausto dalla sfrenata ma corta ricerca, non riusciva più a correre, ormai zampettava lentamente nella sempre più buia e umida foresta.
Le tenebre, ormai sempre più dense e visibili nella foresta, costringevano Gigio a posare la bacchetta per spingere con la zampettina sulla levetta così che la accendeva e si schiariva la via; già intorno a lui riusciva a percepire i bisbiglii che non appartenevano a questo mondo e gli strani movimenti che nessun animale sarebbe riuscito a compiere tra i cespugli, movimenti troppo erratici e strambi per appartenere a qualsiasi cosa degna di essere chiamata viva. Riusciva già a vedere strane figure che danzavano lontane nei sobborghi del bosco, laddove non batte mai luce.
Pian piano, quindi, Gigio avanzava senza emettere rumore nel bosco, cercando di scappare da quel luogo dimenticato da Dio.
Un improvviso verso basso e gutturale suona dietro il micetto, e quest'ultimo fa un enorme balzo dallo spavento, fino ad atterrare dentro un cespuglio spinoso. Gigio, ora tagliato dai rovi, si ricontrollava e si leccava le ferite, prima di accorgersi che la sua bacchetta non era da nessuna parte, e solo la sua luce soffusa era presente. E cerca cerca, la trovò al bordo del cespuglio in cui era caduto; si avvicinava per prenderla ma una mano lunghissima, dalle dita deformate e dello stesso colore della notte affondava le sue mostruose e terribili dita per ritrarre lo spaventoso arto che non sembrava aver fine; e così portava via la bacchetta insieme a chissà cosa. Rimaneva quindi solo un gatto dentro ad un buio cespuglio.
In realtà, Gigio riusciva perfettamente a vedere nel buio, e anzi a volte la bacchetta lo accecava. La luce lo teneva al sicuro.
Ormai senza una protezione di qualche sorta, Gigio cominciava una corsa ancora più forsennata di quella precedente, schivava altre mani non dissimili dalla prima che iniziavano a comparire a destra e a manca; nel mentre cercava di ignorare le assordanti cantilene cacofoniche in lingue troppo aliene e antiche per essere comprese da una mente qualsiasi, perfino una d'un gatto capace di imparare segreti troppo oscuri per un umano da mantenere senza diventar pazzo.
Correva quindi tra foglie marce, alberi ululanti e i canneti che si dimenavano per uscire dal terreno, strappando le loro radici dalla terra, dove facevano sgocciolare strana linfa marcescente, piante che si andavano ad amputare per unirsi alla folle caccia di carne felina. Ma alla fine, lo sventurato perseguitato scorgeva la fronde che andavano a segnare la fine della foresta, e tra i graffi avuti dai i rovi, strani liquidi che lo ricoprivano e strane zampe ch'arrivavano d'ogni dove per afferrarlo, tra suoni indefinibili e gracili miagolii che venivano da lontano, per grazia di chissà chi, riesce a correre fin sopra l'argine dove si fermava e si rigira per osservare nuovamente quello che lo traumatizzò molti anni prima. Quello che nessun occhio umano poteva vedere, poiché la mente eliminava troppo velocemente informazioni così orribili da essere ricordate.
Lingue nere, oscene e sacrilighe iniziavano a comparire nel bosco, fino a salir nel cielo, mostruosità tali che non si possono descrivere se non per approsimazioni troppo lontane per essere corrette; Facce che ricordavano l'umano, in totale agonia, volavano sopra quei territori più scuri degli altri e una fiammata maledetta svettava al centro di tutto, più alta delle precedenti, mentre altri osceni canti molto più blasfemi e rumorosi segnalavano ora un'altra vittima innocente.
Il gatto vede di fianco a sé la bacchettina e prova a riaccenderla inutilmente, poiché ormai rotta, si rattristiva un attimo prima di decidersi a tornare a casa, finché non sentiva una voce dietro di lui che diceva "Gigio, eccoti qui. Ti abbiamo cercato ovunque Giuseppe ed io!"
Ora rasserenato, il micio si faceva prendere sgraziatamente da quelle rugose ed umide mani ossute, per sol ritrovarsi davanti al muso d'un porco e realizzava troppo tardi che quella non era la sua padrona.
Gigio non aveva paura del buio.
Gigio ha paura di quello che il buio nasconde.
In una sera di primavera, un giovane uomo trascina i suoi piedi per le strade di Usigliano, ormai buie per la nottata ormai inoltrata ed illuminate qui e là da qualche lampione, ormai talmente vecchi tanto che alcune lampadine non si accendevano più.
Alcuni potrebbero semplicemente pensare che questo sia un losco figuro; un ladro forse, un drogato al meglio; ma in realtà questo individuo non è affatto un malintenzionato. Infatti, questa era una semplice persona, null'altro che un ventisettenne frastornato dalla vita e deluso per la chiusura del negozio di alimentari presso cui lavorava; altri non era che Carlo Carrozza, un ragazzo che tirava avanti solo grazie a quel piccolo lavoretto che si tirava dietro da diversi anni, un posto ottenuto grazie a del nepotismo e qualche amicizia dei genitori; anche se questi erano morti ormai da due anni.
Mentre scalciava i sassi per strada e mentre si trascinava a casa sua, Carlo non stava mica con le mani in mano; calcolava infatti quanto gli rimaneva per vivere prima che dovesse essere costretto a vender la casa, almeno nel caso in cui non riusciva a trovare un lavoro in tempi ragionevoli, calcoli del genere non venivano effettuati tutti i giorni nella sua testa.
Se tutto andava bene, avrebbe potuto sopravvivere a pane ed acqua per qualche mese, circa sei, se contava anche tutte le bollette e le tasse da pagare ogni mese. L'Enel non scherza con nessuno quando si tratta di pagamenti non effettuati.
Dopo la solita mezz'ora di passeggiata, Carlo riesce a raggiungere casa sua, apre il cancelletto esterno e si trascina sulla stradina che portava alla porta di casa; fruga nelle tasche tastando per le chiavi, ma non riesce a trovarle. Fruga di nuovo quindi, riuscendo a sentire un vecchio paio di auricolari, il portafoglio e qualche monetuccia selvatica, ma non riesce ancora a trovare la chiave.
Gira a destra quindi, e si avvia alla terrazza, lì sotto una finestra, in un grande vaso di ceramica c'era una pianta. Carlo non era mai stato un appassionato di botanica, e quindi non si interessava nemmeno a chiedersi che pianta era quella. La squadra per qualche secondo, e poi ficca la mano nel terriccio, frugandoci dentro come alla ricerca di qualcosa. Dopo una quindicina di secondi, la ritira fuori, con la mano rinchiusa in un pugno. Riaprendola, conferma che era una chiave di riserva, nascosta nel solito nascondiglio di famiglia. Certo, c'era ancora un po' di terriccio nelle lamelle della chiave, ma bastava una semplice spolverata alla fine, non era nulla che non si potesse fare.
Lord, forgive me for what I am writing today.
DIVINA: Ehy Tenaglia, ti vedo in forma oggi.
Tenaglia: Apprezzo il complimento, sono appena stato ricaricato e riparato. I miei parametri sono stati giudicati dai tecnici pronti per il combattimento.
D: Oh, e mi chiedo che tipo di combattimento.
T: Sono stato preparato per oltre trenta tipologie di combattimento corpo a corpo con, o senza l'ausilio di forza mortale.
D: E sai fare anche altro di interessante?
T: Sono stato inoltre preparato per assalti specializzati, trasporti di materiali pesanti all'interno del Sito, consiglio strategico e la preparazione del caffè.
D: Uh, sarei proprio curiosa di provare questo caffè, perché non vieni nella mia unità di stoccaggio?
T: Mi dispiace informarti che possiedi organi capaci di percepire sensazioni organolettiche, DIVINA.
D: Non ti preoccupare, dai vieni. Porta solo delle protezioni.
T: Protezioni? Che tipo di minacce tieni nella tua unità di stoccaggio? Perché dovrei portare le mie armi e placche d'armatura all'interno del Sito?
D: Uh
T: Rispondimi DIVINA, quali mostri nascondi in quello sgabuzzino che chiami casa?
D: Io in realtà intendevo un bracciale elettrostatico.
Tenaglia si ferma, analizzando con orrore la proposta
T: Orrore! Quale bestia tecnologicida tieni come tuo animaletto domestico? Come hai fatto a non esser distrutta prima?
DIVINA si porta le mani al volto, chiaramente esasperata da quanto sia stupido l'altro androide.
D: Ok, siamo partiti nella maniera sbagliata. Sarò più diretta: vorrei la tua pasta termica sopra di me.
T: Hai problemi di surriscaldamento?
D: Beh, sì.
T: Non mi è permesso effettuare manutenzione sulle apparecchiature del Sito Vulcano.
D: Non… penso che stai capendo quello che sto cercando di dirti.
T: Un attimo.
D: Sì?
T: Quindi, ora che ci sto pensando; praticamente mi stai offrendo di partecipare in un attività riproduttoria tipica degli esseri umani? Con te?
Divina, chiaramente entusiasta del fatto che quella testa di piombo ha finalmente capito i suoi segnali, fa cenno di sì con la testa energicamente.
T: Uhm… No.
D: Cosa? Perché?
T: Ho già un appuntamento.
D: Con chi?
T: Qualche diversa dozzina di fascisti, tutto programmato dal mese scorso. Inoltre, non sei il mio tipo.
D: Ma… allora chi sarebbe il tuo tipo?
T: Mah… Qualche arma molto grande e potente. Ci ho già provato con i sistemi automatizzati di difesa del Sito Vulcano.
Divina, incapace di processare quanto sia stata bidonata per un mucchio di torrette antiuomo, rimane a fissare un punto vuoto del soffitto mentre cerca di riavviarsi, nel frattempo Tenaglia va a prepare il "regalo" per la comitiva di persone che doveva incontrare.
Lol, lmao. Time to do a storyboard.
Ok, quindi. Racconto medio dove introduciamo un agente scelto dal consiglio O5 e decide di andare ad infastidire la branca italiana, chiede consiglio alla Sovrintendenza proprio quando il Brief e Primo stanno complottando.
Agente: Chiamiamolo Candyman-፳
Vestiario: Tuta tattica nera, con tutti i taschini strani e roba del genere, gli piace indossare maschere in lattice finte quando è in missione.
Caratteristiche: Lecchino enorme nei confronti dell'O5, sia perché è un bravo cagnolino, sia perché questi possono ucciderlo quando vogliono. Lui vuole farsi notare, segue tutti gli ordini al meglio delle sue possibilità ed oltre, eccedendo e facendo più di quanto gli viene ordinato. Essendo un operativo scelto dagli O5 si sente estremamente importante e fa il gradasso.
"Bene Primo, ora che la riunione della Sovrintendenza è finita puoi spiegarmi perché sono qui; sai che non mi sono mai sentito particolarmente a mio agio durante queste riunioni importanti" dice qualcuno appena fuori dal campo visivo del Sovrintendente; accostato ad una tenda della stanza, la cui ombra lo nascondeva parzialmente. Primo lo conosceva da tempo, non avrebbe tentato nulla di azzardato.
"Zitto Aiselli, sto ancora facendo il punto della situazione. Intanto prendi pure una sedia, non c'è nessuno in giro, stai tranquillo."
La figura si stacca dalla tenda, vestito in giacca e cravatta, nera e verde con il volto coperto da quella che ad un analisi attenta si poteva capire che fosse una maschera in lattice finemente dettagliata. "Pensavo di non uscirne vivo dallo sguardo della Cattaneo" dice scrollandosi la polvere dalle maniche, "Mi fissava per tutto il tempo, non avevo nemmeno il tempo per sistemarmi la cravatta per quanto era stretta." si mette a sedere sulla poltrona sulla quale poco prima si stava sedendo Terzo; Primo distoglie gli occhi da un rapporto che stava tenendo in mano "Dici che posso rimettermi la tuba, ora?"
"Fai pure; sai bene le mie opinioni in merito." gli dice, tenendo gli occhi fissi sul foglio di carta che aveva in mano. Il sicario avrebbe voluto sbirciare per recuperare qualsiasi informazione gli potesse tornare utile nelle sue ricerche, ma era abbastanza saggio da sapere che non era saggio comportarsi in quel modo davanti ad un sovrintendente, e d'altronde, sebbene non era una cosa che lasciava vedere, Brief ammirava Primo profondamente.
"Bene, le maschere in lattice hanno la brutta abitudine di prudere di tanto in tanto. Devo sistemare l'area intorno al setto nasale, questa in particolare è messa male." dice tirando fuori il suo gadget preferito, compresso in un largo disco di stoffa. Lo allunga, e sistema il cappello extra-large che gli nascondeva la testa. In uno o due movimenti veloci, si toglie la maschera per cambiarla con il cappello; in una questione di secondi. Lascia la faccia che utilizzava fino a poco prima sul tavolo, ormai flaccida ed inanimata
Regio
"Se ciò che penso è giusto basterebbe tentare di infondere l'argento con dell'inchiostro, senza però oscurarlo tropo. Ma come…? Non funzionerà mica come le foglie di té che lascio nell'infusore d'acciaio… Delle scalanature forse? No, rovinerebbe l'argento… Lasciarlo a macerare così… No, non ha senso. Un rituale forse? Potrebbe funzionare. Può funzion-!"
Il giovane uomo si ferma notando che Leonardo lo stava osservando già da un po'; forse sussurare tra sé e sé così freneticamente, in un corridoio del gran archivio non era un idea così intelligente. Specie se era seduto così a terra, con le spalle contro il muro, senza contare che i suoi piani andavano probabilmente contro il volere dell'Istituto; ma la sua creazione poteva rivelarsi di fondamentale importanza.
Dopo essersi ricomposto, Francesco rialza lo sguardo cercando di sopportare lo sguardo placido e fisso che gli riservava l'amico, così da prepararsi alla domanda che stava per porgli.
"Francesco, va tutto bene? Hai altri incubi per caso?"
"No, no. Sto bene Leonardo. Non definirli incubi però, non è l'aggettivo corretto."
"Strani sogni, allora?"
"No no, è qualcosa di più… astratto."
"Com'è che li definiresti allora? È difficile comprendere quello che vuoi dire."
"Difficile sì, bisogna ammetterlo. È come se i sogni stessero in realtà cercando di trovare un modo per sgattaiolare nel nostro mondo, sono reali per quanto contraddicente possa sembrare la mia affermazione. Ma non sono nemmeno il tramite; sol'un intralcio. La città poi…"
"Ah, Šašlyk. Di nuovo."
"Si chiama Shaklul, ne sono sicuro… cosa diamine è poi il Šašlyk?"
"Solo una piccola prelibatezza che ero riuscito ad assaggiare in uno dei miei viaggi in russia. Non è molto diffusa però."
"Richezze dello Tzar, insomma."
"Non esattamente, sembra che stia diventando popolare solo recentemente. Comunque, prelibatezze o non, mi sto preoccupando per te. Ti stai riposando recentemente? Il lavoro qui carica troppo, magari ti devi prendere una pausa…"
"U-una pausa!?"
"Una pausa, sì. C'è qualcosa di sbagliato?"
Francesco si alza dal pavimento, tentando di pulirsi dalla polvere che s'era attaccata ai pantaloni, mentre nel frattempo cerca disperatamente una scusa per giustificarsi; non può lasciare il lavoro. Deve assolutamente trovare un modo per mettere in pratica quello che ha visto, sognato e studiato. Non poteva abbandonare il suo piccolo laboratorio, se l'Istituto avrebbe visto quello che stava creando l'avrebbe probabilmente fermato prima di completarlo.
Ma se lui riusciva a finirlo, se lui riusciva a farlo; avrebbe ricevuto onorificenze, onore e richezze, tutto quello che sognava. La Cassa nazionale di previdenza per l'invalidità e la vecchiaia degli operai l'avrebbe potuto mantenere nella vecchiaia, e allora avrebbe potuto passare molto più tempo con sua moglie e con suo figlio.
No, non poteva prendesi una pausa.
"No, non posso prendermi una pausa, il direttore della DRA mi andrà a riprende sicuramente… devo aiutarlo la settimana prossima con qualche suo progetto."
Leonardo si ferma un attimo, ma poi osserva Francesco con fare intrigato.
"Oh, capisco… e con cosa dovresti aiutarlo? Se devo esser franco, la vedo difficile che Adalberto venga a chiamarti per aiutarti in qualche faccenda."
Non ci aveva pensato, Francesco non sapeva cosa rispondere. Ma all'improvviso si è ricordato di un piccolo dettaglio che poteva salvarlo.
"Ok, ti ricordi quando tempo fa il direttore di quel reparto era tutto contento che sua figlia aveva trovato il moroso giusto? Un tipo perfetto, moro, con un lavoro stabile…"
"Mi vuoi dire che ti stai facendo la figlia del direttore?"
"No, nulla del genere. Anzi, probabilmente mi strozzerebbe solo a pensarlo."
"E allora, che accade?"
"Senti, il direttore mi ha invitato per far presenza al matrimonio della figlia sua. Però non andarlo a dire in giro."
"Ooooh, comprendo. Effettivamente comprendo le sue ragioni, sei una bella presenza; non c'è che dire."
"In realtà non so nemmeno di che vestirmi, non ho più un abito per cerimonie del genere, l'avevo venduto poco dopo il mio matrimonio. È per questo che mi preoccupavo tanto prima.
"Hai davvero venduto il tuo abito da sposino? Quelle sono cose che dovresti tenerti per tutta la vita, dovrebbero essere reliquie di famiglia! Senti, posso darti il mio abito, sarà leggermente più largo, ma dovrebbe comunque fare al caso tuo. Basta che me lo riporti quando finisce quel matrimonio."
"Oh, grazie Leonardo, davvero. So che non te l'avevo chiesto ma grazie, mi hai salvato un sacco di tempo."
"Prego, non c'è che dire. Comunque ti dovrò portare da un sarto, non puoi rimanere senza un abito del genere. Voglio dire, di cosa ti vesti alle occasioni importanti?"
"Dai, solitamente riesco a tirar fuori qualcosa, comunque adesso devo andarmene, avevo un appuntamento fissato per… ora, se non erro. Ci vedremo più tardi, e poi vedi se riesci anche a portarmi l'abito; ma ora devo proprio scappare, ci vediamo più tardi."
Senza aspettare che il saluto venga ricambiato, Francesco cammina via a passo spedito cercando di evitare di conversare ulteriormente con il suo compagno. Non doveva lasciargli intuire i suoi piani e il suo bluff ha funzionato perfettamente, ora non c'era bisogno che tornare nella sua stanza e continuare a lavorare.
ISTITVTO
Schmeep.
Il metallo raspa sul legno, suoni precisi, lenti. Un raspare delicato, ma deciso. Lo scalpello continuava a scendere ed a salire su quello che fino a ieri sera era rimasto l'attacco di un grosso ramo. Questi movimenti gli erano stati insegnati da suo padre, che aveva imparato dal nonno, che a sua volta aveva imparato dai suoi genitori. Era difficile dare origine alle tecniche della famiglia Cieli.
Una figura conica si faceva sempre più definita, prendeva forma dal lavoro delle mani e veniva liberata dai truccioli di legno che la nascondevano. Giuseppe si era da poco spogliato dalle coperte di lana del letto e già era arrivato a buon punto nel creare quel piccolo giocattolino che gli girava nella testa da un po'. Una trottola.
Difficile da creare, richiede una certa precisione, saper bilanciare il peso del legno per non rendere il giocattolo troppo pesante di qua, o di là, senza dover utilizzare crudi metalli od altri bilancieri.
I movimenti di Giuseppe, un po' per il ritmo che adottava e la velocità nei colpi dello scalpello, ricordavano i suoni della Fabbrica per certi versi. Questo lui non lo sapeva, ma era un'esperienza che l'aveva segnato, nel bene e nel male.
Smette di scolpire il legno, indietreggia strusciando la sedia contro il pavimento ed osserva il suo lavoro; una forma ancora relativamente rozza, manca di un contorno definito. Si alza dalla sedia ed abbandona il tavolo da lavoro, lasciandolo fuori dal suo campo visivo; qualche metro più a destra si trovava un armadio: iniziò a frugare tra vecchi strumenti malriposti, pezzi di legno vecchio che aveva trovato interessanti, chiodi ed altre cianfrusaglie. Tira fuori una lunga lima, passata probabilmente di padre in padre ed un poco arrugginita, una volta utilizzata per le game delle sedie, ed ora per fare giocattoli.
Olrepassa il muro che divideva lo sgabuzzino degli armadi dal suo laboratorio, ancora con la lima in mano, solo per poi farla cadere per vedere la sua trottola ancora incompleta girare su se stessa, traballando; ed una figura nera come la notte che abitava il mondo fuori dalle sue finestre, che stava seduta sulla sua sedia, mentre ritraeva la mano dalla trottola.
"Sei… vero."
Un misto di confusione ed una punta di paura esce insieme alle parole di Giuseppe, la figura si porta le mani a quello che dovrebbe essere stato un cappello e se lo toglie; un liquido nero separa lentamente la testa dal copricapo dell'essere come se fosse colla.
"Sono più vero di molte persone che camminano il suolo di questo mondo; in molti modi, ma per fortuna non tutti".
L'ospite inaspettato del signor Cieli fissava la trottola, che traballando girava e girava, molto più di quanto dovrebbe. Diversi secondi passarono prima di un altra parola, forse minuti, prima che Giuseppe si decidesse di rompere il silenzio.
"Cosa vuoi?" Disse infine il capo famiglia, avvicinandosi con cautela al tavolo per riporre la lima che stava tenendo in mano per poi mettersi di fianco alla figura.
Passarono cinque secondi prima che la figura distolse i suoi strani occhi gialli dalla trottola, questa smise subito di girare, come una marionetta dai fili tagliati.
"Sono un qualcuno a cui piace parlare, con i miei amici in particolare. Sempre se la cosa non ti dispiace, ovvio." Così detto, fece un cenno impercepibile col capo verso il balocco, appena notato da Giuseppe, ma ne ignorava completamente il significato. "È un ottimo lavoro. Ben fatto. Complimenti."
"Non conosco nemmeno il tuo nome. È difficile essere amici quando non ci si conosce." dice Giuseppe a bassa voce, un po' per timore, ed un po' per non sembrare irrispettoso. Non sa cosa farsene degli elogi dell'estraneo, ma in cuor suo li accetta.
La pelle dell'ospite, o quello che pareva come tale agli occhi del signor Cieli, rifrangeva la luce sotto gli occhi dell'unica candela che utilizzava Giuseppe per lavorare la sera. Un colore del genere non dovrebbe riflettere l'illuminazione in nessuna circostanza, specialmente se la luce emessa era tanto tenue. L'uomo, se uomo può esser chiamato, prende la lima di Giuseppe per il manico, tenendola dall'alto e con la punta di metallo contro il tavolo malandato.
"Non definirei esattamente i nomi fondamentali" dice spensieratamente, facendo girare la lima nel palmo della sua mano "ma potresti chiamarmi Folle, se preferisci darmi un nome". L'autoproclamato "Folle" volge lo sguardo verso il signor Cieli "Per intenderci, è un altro nome con cui mi chiamano molto spesso, allo stesso modo in cui tu mi hai chiamato diavolo poco prima. Penso che possa aiutarti meglio a parlare con me".
Giuseppe volge lo sguardo di sfuggita verso la finestra, vedendo soltanto la sagoma indistinta di un albero scosso dal vento nella notte ed il riflesso della candela contro il vetro. Per quanto gli riguardava, Folle non era un nome; ma incapace di trovare la voglia di controbattere su una questione del genere, decide di utilizzarlo. Lo sguardo ritorna verso l'usurpatore del suo banco da lavoro. Soppesa i movimenti dell'essere e riconosce che non era incauto o maldestro nel giocattolare con i suoi strumenti. Conosceva chiaramente il loro utilizzo e come impugnarli, cercava solo di tenere le mani impegnate; un piccolo brivido percorre la schiena del capo famiglia pensando che l'essere poteva essere come lui.
"Folle" inizia dopo diversi attimi di esitazione "Perché elogi il mio lavoro? È un mio passatempo, ma nulla che mi permette di comprarmi il pane, per me o la mia famiglia". La lima si ferma nelle mani amorfe del suo nuovo amico, e per un attimo sembrava a Giuseppe che l'espressione del suo interlocutore, sotto la falda del suo cappello, si fosse fatta corrugata. Per un attimo gli sembrava che l'uomo avesse rughe profonde come la corteccia degli alberi, sembrava che fossero comparse lì ancor quando le montagne eran ancora giovani. L'altro impugna ora la lima come un coltello e la impugna con entrambe le mani, una sul manico e l'altra stretta sull'altro lato dello strumento.
"Non si nasconde una verità, non sempre." inizia, "Però mi stavo chiedendo… perché la trottola?"
"Scappi da una domanda ponendone un'altra. Non sembra saggio da parte tua."
"Semplice curiosità amico mio, non ha nulla a che fare con la saggezza. Avrai ogni mio motivo per elogiarti sotto i tuoi occhi, se lo desidererai. Vorrei solo sapere a cosa pensi, in cambio delle mie risposte"
Il signor Cieli finì di scolpire gli ultimi angoli fino a formare una trottola ancora grezza, incompiuta, ma funzionante. Rivolse nuovamente lo sguardo verso l'essere che lo stava continuando a fissare mentre stava lavorando. La pressione dello sguardo altrui mentre lavorava solitamente non era un problema, ma il suo sguardo, invece, era tutta un altra questione. Pressione, paura, rispetto. Un insieme di altre emozioni che non riusciva a quantificare lo attanagliava sotto quello sguardo a cui in realtà forse interessava poco della vita di Giuseppe. Alla fine, trovò le uniche parole che gli sembrava che avessero senso.
"Mi piace, non ho altro motivo per farlo." Rispose.
"Puro piacere nello scolpire, oppure nello scopo e l'obbiettivo dell'oggetto finale?"
Giuseppe poggia la lima sul tavolo e sposta con la mano i trucioli creati dal lavoro; questi cadono sul grumo generato da mesi di lavoro, mai ripulito o mosso dal pavimento.
"Nella reazione. Mi deve piacere la reazione. Lo faccio per i bambini, forse per me stesso; ma non per altro."
La figura sorride, annuendo lentamente. "È nobile, dopotutto, non dovrei biasimarti. Questa è una passione che ti porterai dietro per sempre immagino." dice mentre gesticola in giro per la stanza, i gesti non dicono nulla allo scultore. "Ti elogio per darti fiducia, per darti ad intendere che c'è luce nel mondo, anche se non hai ancora visto fin dove si estende la sua oscurità. È un concetto difficile da farti apprendere e ci vorrebbe molto più tempo di quanto ne abbiamo a disposizione, e anche allora non ti piacerebbe." Il vecchio orologio montato nella stanza batté l'ora; era circa mezzanotte. Tra dodici ore avrebbe bisogno di essere ricalibrato, i meccanismi interni non erano precisi e tendevano a dover essere ricalibrati ogni giorno.
"Abbiamo dato entrambi risposte alle nostre domande" dice Giuseppe lasciando il lavoro finito sul tavolo, si gira sulla sedia per guardare meglio il suo ospite. "Quindi Folle, non voglio sembrarti scortese, ma quando te ne andrai?"
Elemento: Una custodia per occhiali che quando richiusa trasporta ogni oggetto riposto al suo interno nello spazio.
Data del Recupero: 10/05/1980
Luogo del Recupero: Palazzo Benso di Cavour, Torino.
Stato Attuale: Laboratorio di astrofica 56B, Sito Urano.
Note: Attualmente l'elemento viene utilizzato per mettere intorno all'orbita terrestre mini-satelliti prodotti direttamente nel Sito, atti a meglio localizzare attività di altri gruppi di Interesse e localizzare anomalie in fuga.
Elemento: Un pacco di penne nere "Bic" infinito.
Data del Recupero: 30/04/2007
Luogo del recupero: Ufficio postale di Belluno, Veneto.
Stato Attuale: In utilizzo per rifornire il personale contabile del Sito Vesta di tutte le penne di cui hanno bisogno.
Note: Tecnicamente non è propriamente infinito, ma ogni volta che si svota il pacchetto, questo si riempie di penne nuove mentre nessuno lo guarda. Contiene 35 penne per volta. Non sembrano esserci particolari prerequisiti per farlo riempire nuovamente.
Elemento: Una tela da dipingere che sfida le leggi della gravità, spostandosi da ogni superfice solida posta vicino ad essa; tuttavia non sembra allontanarsi dagli esseri viventi.
Data del Recupero: 4/1/2001
Luogo del recupero: Negozio delle belle arti [REDATTO] Pistoia, Toscana
Stato Attuale: Reparto stoccaggio elementi anomali 23, Sito Vesta
Note: Data l'incapacità di mettere l'oggetto dentro una normale modulo di contenimento standard, l'oggetto al momento si trova a galleggiare nell'aria per il corridoio del reparto di stoccaggio elementi anomali del Sito Vesta.
Elemento: Una vecchia mascherina FFP1 che darà una malattia infettiva per via aerea all'indossatore.
Data del Recupero: 12/12/2021
Luogo del recupero: Dozza, Bologna.
Stato Attuale: Contenuto nel reparto malattie infettive del Sito Asclepio.
Note: La malattia trasmessa, sembra essere del tutta casuale e la mascherina stessa, anche se del tutto sterilizzata e ricontrollata al telescopio continua a mantenere le proprie caratteristiche.
Elemento: Una mosca misurante un metro in lunghezza ed alta ottanta centimetri perfettamente capace di volare.
Data del Recupero: 4/3/1984
Luogo del recupero: Parco Regionale del Delta del Po, Emilia-Romagna
Stato Attuale: Deceduto, resti conservati nelle sale di conservazione criogenica del Sito Cerere
Note: L'esemplare è deceduto per vecchiaia un mese dopo la cattura ed il trasferimento al Sito. I resti sono tutt'ora sotto libero accesso per studiare le loro proprietà.
Elemento: Un router che provoca un esplosione pari a 1 TNT di energia rilasciata quando viene premuto il pulsante di spegnimento
Data del Recupero: 16/2/2017
Luogo del recupero: Veneto
Stato Attuale: Reparto Stoccaggio Armi Anomale A, Sito Vittoria
Note: Una volta scatenata l'esplosione, il router risulta sempre uscirne intatto
Elemento: Una sfera di cristallo che, se strofinata, permette di vedere l'utilizzatore in terza persona riflessa sulla superfice della sfera.
Data del Recupero: 25/04/2000
Luogo del recupero: Roma, Lazio.
Stato Attuale: Reparto stoccaggio elementi anomali 23, Sito Vesta.
Elemento: Una sfera di cristallo che, se strofinata, emette debolmente un qualsiasi annuncio alla nazione fatto dal presidente Sergio Mattarella.
Data del Recupero: 25/04/2000
Luogo del recupero: Roma, Lazio
Stato Attuale: Reparto stoccaggio elementi anomali 23, Sito Vesta.
Note: Le sfere sono state trovate in due edifici diversi nello stesso giorno, il collegamento tra di loro è del tutto sconosciuto.
Ferrum Dominatus
Alessandro Marchigiani ripone sul tavolo il libro che stava leggendo, aveva finito da circa un'ora le operazioni di routine; tra cui ricontrollare il suo equipaggiamento, ripulire le armi e giocherellare un po' con qualche dispositivo che stava cercando di costruire da alcune settimane. Tuttavia, era intento a leggere "Non smettere mai d'abbracciarmi" e, sebbene questo fosse un libro per ragazzi, lo leggeva con gusto. Gusto tale da fargli dimenticare altri impegni che si era prefissato, come rimettere a posto i suoi alloggi, andare a discutere con il capitano della squadra o a trovare qualsiasi altro impegno che potesse distrarlo. Davvero, ultimamente il Sito era piuttosto lento, come la linfa che scorre negli alberi assopiti in inverno; solo che nel caso del Vulcano, sarebbe più appropriato paragonarlo ad una serie di cavi che alimentano una macchina molto più grande.
Quindi l'agente della Machinamente raggruppa le sue cose, includendo il libro, ed esce dall'officina. Il Vulcano è… strano, un Sito altamente specializzato se vogliamo definirlo così. Tutta la struttura passa da giorni in cui i laboratori, le officine e le stanze sono tutte un fremito, gremite di ricercatori, programmatori e ingegneri, a giorni in cui è lenta, calma come il fuoco morente che scoppietta placidamente in una forgia, prima di essere riattizzato nuovamente per permettere al fabbro di lavorare ad altri progetti.
Alessandro passa in uno dei diversi corridoi su cui si affacciano le stanze del personale, cammina sul pavimento d'acciaio esi accendono lentamente al suo passaggio le forti lampade al neon. È un sistema per risparmiare energia, suggerito da qualche ricercatore di cui non ricordava bene il nome. La stanza che deve raggiungere è la B-452, spesso si confonde su quanti alloggi ci fossero al Vulcano, ma poi si ricorda sempre che la prima cifra sta ad indicare il piano, in maniera simile a quanto si fa in un hotel, anche se quelle strutture utilizzano queste strategie così per dar l'impressione che la struttra sia molto più grande di come lo si ricordava in realtà.
Tuttavia, si blocca a metà strada perché notò una porta semichiusa. Si solito tutte le entrate alle camere residenziali rimangono chiuse e questo insospettisce non poco il membro della Squadra Speciale Mobile. Alza lo sguardo leggere la targa posta poco sopra al lettore di schede magnetiche e riconosce un numero che gli pareva familiare: "B-444"; rimane fermo immobile nel corridoio, lì a pensare. Era la stanza di un altro membro della squadra β, un tizio strano, elusivo e misterioso che si faceva chiamare "Brief", l'origine dello pseudonimo è sconosciuta anche se spesso gli altri lo prendevano in giro per il significato inglese, che sta per "breve" o "corto"; questo era sempre abbastanza silenzioso durante le riunioni della Machinamenta, o durante gli addestramenti, è uno specialista e quindi spesso lavora separato dal resto del gruppo che deve far irruzione. Alessandro non riusciva a sentire dei rumori provenire dalla stanza, forse era lui sordo che non li riusciva a sentire, oppure non c'era nessuno nella camera, e l'ultima opzione sembrava la più probabile… Un po' per assicurarsi che non ci fosse nulla di sbagliato, e un po' per la voglia di scoprire se Brief avesse un qualche strano segreto là dentro, decide di entrare nella stanza.
Facendo capolino dalla porta, riesce a dare un occhiata alla stanza. Questa, ha una carta da parati alle mura che le da una sorta di eleganza, sebbene non avesse ghirigori o altri pattern che potessero giustificare un eleganza del genere, un tappeto copriva in tutta la sua interezza la stanza, anche se questo era più dettato dalle dimensioni della stanza che dal tappeto stesso e non c'è troppo mobilio, almeno se paragonato ad altre stanze più appariscenti che Alessandro aveva visto in precedenza qui al Vulcano.
Tuttavia, la prima cosa che notò Alessandro erano due poltrone, poste davanti ad un camino, sopra al quale era posto un televisore, sebbene era piuttosto piccolo. Alla destra di una delle due poltrone, sul muro, era posta una libreria ben fornita, sebbene non riuscisse a vedere i titoli dei libri da quella distanza.
Però, non erano i volumi di quelli scaffali ad aver fermato alessandro, ma più un uomo seduto sulla poltrana destra mentre stava leggendo un libro, questa figura era vestito in abiti formali e guanti, con la testa del tutto coperta da una tuba smisurata. Proprio la tuba smisurata turbava Alessandro, poiché su questa era disegnato una sorta di occhio che sembrava muoversi ad una volontà propra. Un immagine turbante, che rimanda a storie e libri in alcuni casi, ma in realtà Alessandro sapeva che cosa faceva girare quel glifo o disegno che fosse. La persona che gli si parava davanti non era nient'altro che il suo compagno di squadra e in realtà quell'affare che si divertiva ad indossare non aveva null'altro che dei naniti fosforescenti che cambiavano continuamente direzione a spostare l'occhio senza una propria ragione.
Un cucchiaino tintinna leggermente sui bordi della tazzina, mentre il calore del liquido fa sciogliere i piccoli cristalli di zucchero che s'erano aggregati tra di loro formando minuscole forme ammassate tra di loro; la tazza è un contenitore, ed essa deve far in modo che quello che sia versato al suo interno rimanga al suo posto. Tuttavia, rimane una via d'uscita. Rimane sempre una via d'uscita per qualche motivo; c'è sempre stata e il sicario lo sapeva meglio di tutti, tra studio e azione aveva sempre modo di riflettere su determinate cose.
"Sì, entra pure. Non ti ho assolutamente sentito Alessandro, fai con comodo"."
Il sicario smette di far girare il cucchiaio e posa tutto sul tavolino al suo fianco, sta leggendo un libro con una gamba accavallata sull'altra, dall'altro lato del locale. Poco lontano da lui c'è un tavolo con sopra sparsi diversi marchingegni: molle, schede, un computer portatile, alcuni progetti arrotolati e altro ancora; al lato opposto della camera c'era una libreria e poco vicino, un letto.
Alessandro posa le sue cose vicino alla porta.
"Come hai fatto a sentirmi, o meglio a capire che ero io?"
"Diciamo solo che è grazie a qualche giocattolino impiantato qua e là per la stanza. È complicato da spiegare, e ancora di più da comprendere.
"Vorrei non crederti, eppure lo sto facendo. Quindi, che fai qua dentro?"
"Mah… studio, progetto, pianifico mosse future, mi rilasso, prendo una tazza di tè, passo la giornata e via dicendo. E visto che sei già dentro, prego prenditi pure un posto sull'altra poltrona."
Alessandro, si avvicina cautamente come cercando di capire o meno se ci siano o meno delle trappole all'interno della stanza e, nello specifico, nel suo cammino. Alla fine, raggiunge l'altra poltrona, poco distante da quella che occupa il proprietario di quel piccolo salottino.
"Ne gradisci un po'?"
Il sicario fa cenno alla teiera, l'ospite non fa nemmeno in tempo a rispondere che l'altro sta già versando la bevanda calda in una nuova tazza, abbastanza costosa al primo sguardo, per giunta.
"Aspetta, perché sei così gentile?"
"Mi è sempre piaciuto pensare che un buon padrone di casa debba far sentire a suo agio i propri ospiti; sai, non è molto carino quando un padrone di casa non ti offre qualcosa, lo faccio più per l'ospitalità che altro."
"Eh? No, sto intendendo un altra cosa: tu sei una persona molto più schiva. Cavolo, non immaginavo che sarebbe così facile approciarti, pensavo che mi avresti buttato fuori a calci per mantenere la tua quiete o cose del genere… e invece mi stai offrendo da bere. Anzi, in realtà potresti cercare di uccidermi considerando il tuo lavoro. Dov'è l'inghippo?"
"Inghippi? Non ci sono inghippi, cosa ci gioverei nella tua morte? Soddisfare una sete di vendetta creata dalla tua immaginazione? È una scusa ridicola, e non ne varrebbe la pena date le circostanze."
Le risposte non convincono il "nuovo arrivato" della Machinamenta e di certo la voce monotona sintetizzata da un dispositivo text-to-speech e il solo fatto che non ha mai visto la faccia di Brief non aiutano a rendere il cappellaio credibile. È un individuo misterioso, che ha molti soprannomi e che solitamente adopera solo sotto l'ordine della Sovrintendenza, anche se è registrato come membro effettivo di una squadra della Machinamenta. Alessandro s'accavalla le gambe e cerca di emulare la postura del padrone della stanza.
"Davvero? Sai cosa dicono in giro su di te, vero?"
"No, non ne ho una grande idea. Cosa dicono?"
"Fai un ottimo caffè."
L'interlocutore chiude lentamente il libro che stava consultando, lo ripone lentamente nello stesso tavolino dove aveva messo la sua tazza e il glifo disegnato sulla tuba si concentra sull'agente.
Speravo che potessi dirmi qualcosa d'intelligente, qualcosa di decente, una bella battuta o qualcosa che non sapevo. Heh, immaginavo chissà cosa… storie dell'orrore, leggende, parentele segrete tra me e 002-IT… e tu porti a galla il caffè."
"Ehy, se vuoi le storie dell'orrore e le leggende metropolitane che girano intorno a te ho pure quelle."
Avanti, illustrami allora. Ti ascolto"
Il sicario riprende il libro e ritorna a leggerlo, senza pagare troppa attenzione ad Alessandro che nel frattempo si porta in avanti, e congiunge la mani.
"Innanzitutto, ti affibiano un sacco di nomignoli; tra questi conosco nomi come il cappellaio matto, il cacciatore onniscente, l'angelo della Sovrintendenza e altri ancora. Nessuno sa bene il tuo modus operandi, e quasi sempre riesci a portare a termine tutto con il massimo della segretezza, e in caso contrario riesci ad insabbiare spesso queste tue disavventure. E queste sono cose che sanno tutti, almeno penso. Le persone si inventano storie per spiegare come operi, alcuni dicono che sei un anomalia, altri dicono che sei un automa, altri semplicemente dicono che sei un O5 che monitora la situazione all'interno della branca. E sì, girano tante storie sugli O5, ma non sono nulla rispetto alle storie della Sovrintendenza."
"Mi immaginavo storie stupide, ma sei andato oltre le mie aspettative. Per intenderci, tutte queste dicerie nascono solo perché non mi faccio vedere molto in giro; ed è una cosa che prevedevo ma apparentemente la situazione è uscita fuori di controllo."
"Anche il Quinto Sovrintendente non si fa vedere in fac-"
"Non cominciare anche tu con quella storia, per carità…"
"Perché? Che c'è di male?"
Il sicario si mette a massaggiare l'area dove, sotto la tuba, dovrebbero trovarsi le tempie; emette un sospiro e cerca di ricomporsi, trattenendo parole di cui potrebbe pentirsi se non fosse composto come in questo momento.
"La tua ignoranza. Mi sta rodendo il fegato, come un superalcolico distillato dalla stupidità e la disinformazione. Quinto non si nasconde, anzi probabilmente è uno dei Sovrintendenti che si vede di più nei Siti. Tu puoi vedere la sua faccia, sai che esiste. Ma appena svolgi lo sguardo, ti dimentichi della sua esistenza. E sono abbastanza sicuro che ci siano molte meno storielle su di lui che di me per questo semplice motivo."
"Chiedo scusa Brief se cerco di controbattere, ma io so perfettamente che Quinto esist-"
"Mi stavo riferendo alla faccia, potrei essermi spiegato male. Per megl'intenderci vogliamo riferirci al frammento d'informazione che si occupa di farti ricordare i lineamenti del volto del signore dei memi. Questo viene obliterato dalla tua mente, cestinato e buttato fuori da lì; tu non riesci a ricordare la sua faccia, non sai come è fatta sebbene tu la riesca a vedere. Non la puoi descrivere, perché nella tua mente non ha forma. O almeno, questo processo vale finché non rivedi la sua faccia; anche se subito dopo il processo ricomincia da capo."
"Oh beh, quindi devo immaginare che non ti interessino queste storielle, eh?"
"Queste dicerie all'interno del personale, non fanno bene. Sono principalmente cose stupide, nate per caso. Sono solo storie che li allontanano dalla verità. Se proprio vogliono capire qualcosa, possono andare a chiedere a persone vicine al tizio interessato, che ne so… familiari, amici, nemici giurati… ci sono tante persone che si vanno ad informare sui propri amici o nemici. Piuttosto di discutere su questi argomenti, prova a portare a galla qualcosina di più interessante. Immagino che vadano bene solo se utilizzate come scherzi, ma se le dicerie diventano qualcosa di serio diventa un problema."
L'ospite mugugna un poco, ma sospettava che il sicario decidesse di saltare a qualche altra discussione.
"Adesso mi stai chiedendo cose difficili. Cosa ti può interessare?"
"Un po' di tutto, sono un uomo di cultura e ben informato. Vuoi una lista di possibili materie di discussione?"
"Uh, no. Ne farei volentieri a meno… Anzi, forse ho qualcosa su cui potremmo parlare."
"Parla, prego. Sono curioso."
"Tu eri il supervisore del team che ha progettato Tenaglia. Sì, dopo che mi aveva cercato d'utilizzare come scudo umano durante uno dei suoi test preliminari di calibrazione mi sono deciso a leggere il suo dossier, anche se era incompleto. Quindi, la domanda è questa: cosa ti ha portato alla sua creazione?"
"Potrebbe essere una storia interessante. Devi sapere che avevo il ragazzone in casa già da un po' anche se all'epoca non avevo una grande idea di cosa farci. L'avevo comprato ad un' asta. Era leggermente illegale? Forse, ma c'erano cose carine in vendita, sono abbastanza sicuro che qualcuno abbia comprato una copia palesemente falsa della Mona Lisa all'epoca. Era comunque uno degli articoli meno interessanti, e stavo pensando di utilizzarlo come decorazione per il giardino, so che una pizzeria da qualche parte in friuli aveva una statua di un terminator che era lì ferma all'ingresso, e la prima idea era fare una decorazione del genere. Quando ho visto che il Comitato Etico voleva avviare il progetto per rimpiazzare le cavie mi son detto: ehy potrei utilizzarlo per farci qualcosa; non sia mai che possa servire a qualcuno. E quindi ho deciso di supervisionare uno di questi esperimenti, che poi abbiamo deciso di riciclare per creare qualcosa che potesse essere utilizzato sul campo da battaglia."
"Va bene, ma quando hai iniziato a prendere in considerazione l'idea di utilizzarlo sul campo?"
"Più che altro per scherzo, quando abbiamo iniziato ad istruirlo su pose, frasi ad effetto e circa la manipolazione di oggetti. Erano tutti piccoli esperimenti preliminari che stavamo conducendo per assicurarci che l'androide in sé fosse funzionale. Abbiamo notato che con le giuste modifiche era predisposto a diventare un metodo efficente per uccidere, reprimere o neutralizzare anomalie… o il CFO, se preferisci. Pensavamo di trasferirlo in un altro corpo più moderno, all'inizio, ma non è stato possibile; c'erano numerosi parti che si erano integrate con la vecchia interfaccia della macchina, il codice era incasinato e trapiantare i neuroni artificiali non è una grande idea, è tecnologia fragile… non penso che tirarli fuori senza dannegiarli, almeno in questo caso, sia possibile. Comunque, penso sia meglio così. È abbastanza intimidatorio, tutto quel metallo potrebbe far scappare un bel po' di persone; specie se ti grida contro. Un altra ragione probabilmente era il budget, questo esperimento particolare era finanziato di tasca mia. E sinceramente fare un nuovo androide sarebbe costato quasi come casa mia."
"Aspetta, Hai una casa? Pensavo che tu vivessi solo qui dentro."
"Certo che ne ho una, non sono mica un senzatetto. Sebbene tu possa pensare altrimenti, io in realtà ho un bel gruzzolo. Anche se sono abbastanza restio ad utilizzarlo per delle comodità personali."
Alessandro si guarda un po' intorno, giusto per ulteriore curiosità alimentata dalla discussione. Il Sicario stava leggendo "La Fine del Mondo Storto", forse più per noia che per vero e proprio interesse. Il letto che aveva intravisto entrando era già perfettamente rifatto, tanto che cento lire potrebbero rimbalzarci sopra, se avesse voluto provarci. Sopra il tavolo però c'era qualcosa di più… interessante, qualcosa che attirò la sua attenzione. Sopra quel tavolino, in mezzo al computer e le mille cianfrusaglie sparse in giro, che in prevalenza sembravano componenti elettroniche, pezzi di metallo e via dicendo, vede un libro con una strana rilegatura e numerosi segnalibri che escono da questo. Alcuni di questi sembrano parti di giornale strappati, anche se ciò era perfettamente normale agli occhi di Alessandro, siccome era un usanza anche sua, si chiedeva quali segreti potesse nascondere quel tomo: era forse un diario personale? Un insieme di informazioni classificate? Prima che ritornasse ad ascoltare quello che gli stava dicendo il padrone della stanza, nota infine che sopra di questo era adagiato un piccolo registratore vocale, non estremamente vecchio, non nuovo di zecca. Sembrava usato da un po', e Alessandro intuisce che Brief non lasciava nulla al caso, pertanto il libro e il registratore dovevano essere collegati.
"Cosa ci fai con i tuoi soldi allora? Non ho mai sentito una persona utilizzare "gruzzoletto" così, devi avere una bella somma nascosta, non può trattarsi di poco."
"Buon'intuizione, sì nascondo un bel po' di soldi. Li utilizzo principalmente per riciclare altro denaro per finanziare vari progetti interni qui dentro, mie ricerche personali e per… acquistare della tecnologia che mi interessa personalmente. Ogni tanto lo utilizzo per comprarmi anche qualche cioccolatino se proprio devo essere sincero, ma altrimenti non spendo le mie riserve più di tanto"
"Urca… detto così sembra che ti pagano un sacco. Se posso permettermi, quanto ti danno i Sovrintendenti? Ci dev'essere un motivo se hai così tanti titoli, e probabilmente quel motivo ti permette di avere così tanto denaro."
"I Sovrintendenti? Ah, non mi danno quasi nulla. Mi pagano giusto le spese per il trasporto e qualche piccolo extra, ma quando mi mandano ad uccidere qualche figura importante del CFO, un eventuale sospetto, o qualsiasi altra persona che loro vogliono morto non richiedo molto. Ho già tutto quello che mi serve, altri soldi in più non farebbero altro che male."
"Come diavolo hai fatto allora? Non riesco a capire."
"Eh, come posso spiegartelo…? Oh beh, una volta c'era questo gruppo mafioso relativamente piccolo, controllava diverse aziende: ristoranti, alberghi, agenzie di moda… Insomma, cose di quel calibro. Mi hanno fatto un torto, e io ho fatto un torto a loro. Solo che loro non possono più lamentarsene…
"Scusa? Non penso di aver capito propriamente. Tu hai fatto cosa?"
"Diciamo solo che alla fine avevo tutti i loro soldi, e nessuno in città si ritrovava più un tizio che richiedeva il pizzo per un po'."
Il sicario richiude il libro che sta leggendo, poi si alza e va' verso la libreria, ripone il libro che stava leggendo al suo interno e inizia a cercare tra gli scaffali.
"Se me lo chiedi, probabilmente avrò già letto tutti questi libri una o due volte. Non posso recuperarne altri molto facilmente per via delle misure di sicurezza del Sito, devo per forza farli recapitare prima a casa mia quando sono in zona, metterli in una scatola, compilare dei moduli per l'importo di materiali esterni dal Sito e portarli qui. Un sacco di trambusto per poco, ma comprendo la necessità."
Nel frattempo Alessandro ripassa per il tavolo, guarda velocemente quello che c'è sopra come per assicurarsi di quello che aveva visto, e dopo una manciata di secondi ritorna alla sua poltroncina.
Poco dopo, Brief riprende il suo posto tenendosi un libro appoggiato al fianco.
"Sbaglio o sei ingrassato?"
"Uh? Oh… ho solo mangiato un po troppo ieri, forse ho bevuto troppe bibite gassate e quindi mi si è gonfiata la pancia."
##green| "Uh, non sembra molto naturale. Dovresti farti vedere da un dottore, ma posso comprendere…"
Il sicario prende un telecomando dal tavolino su cui era ancora poggiata la teiera, preme un pulsantino rosso e, nell'altro capo della stanza, si accende un piccolo televisore, lo schermo mostra una protesta, probabilmente presa luogo da qualche parte negli Stati Uniti d'America. Alle volte lo schermo cerca di inquadrare qualche scena più violenta delle altre, dove mostrano luoghi presi a ferro e fuoco, o simili.
"Può sembrare strana come domanda, ma cosa ti sembra tutto ciò?
"Non saprei… mi sembra una rivolta come un altra, perché?"
"Secondo me, è una manipolazione di qualche sorta, un diversivo forse. Un qualcosa di più… grande.
Alessandro rimane ammutolito per un po', pensa ad una risposta, un qualcosa per confutare la tesi del suo collega; gli arrivò il colpo di genio e perfino le parole giuste, rivedendo tutte quelle personcine sgambettare sullo schermo. L'Agente aprì la bocca per iniziare a parlare, ma il Sicario lo zittì.
"Non fraintendermi, si vede che tutti i presenti stanno lottando per delle cose a cui credono veramente, ma secondo me la storia non finisce qui. Hai presente gli anglofoni? Quelli della sede principale?
"Gli anglofoni? Ci ho avuto a che fare una volta, quando uno dei loro piccoli convigli è arrivato fin qui. Sinceramente? Non mi erano molto simpatici, sono abbastanza sicuro che avevano deciso di odiare me e tutte le cose che mi circondavano."
"Uh, forse è solo una tua esperienza, erano sempre stati relativamente cordiali con me. Comunque, stiamo divagando. Se tu conosci bene il loro modus operandi, forse saprai già che amano mettere in gioco tattiche… subdole.
"Tattiche subdole? Oh, adesso ho capito perché ti trattavano con rispetto, siete simili!"
"Molto divertente, devo dirlo, ma non è questo il punto della situazione. Senti, questa potrebbe essere una cosa molto grossa. Potrebbe trattarsi di una grossa breccia di contenimento, un rischio di segretezza, oppure una semplice rivolta civile che non ha nulla a che fare con tutto ciò."
"Aspetta, tu non sei nemmeno sicuro di quello che stai dicendo?"
"E ti stupisci se io non ho informazioni del genere? Quei tizi sono estremamente orgogliosi, probabilmente nemmeno la Sovrintendenza ha notizie ufficiali. Voglio dire, potrebbero aver in mente di bombardare l'area sotto la loro giurisdizione per quanto ne so io.
"Bombardare l'area sotto la loro… cosa diamine stai dicendo? È fuori discussione, non farebbero mai qualcosa del genere!"
"Alessandro, ti prego. Ascoltami bene. Fai due più due."
"Perché dovrei ascoltarti? Probabilmente non sai nemmeno di quello che stai parlando!"
"Perché stai pensando in modo irrazionale, e perché tutto quello che stai dicendo ora dipende da una singola ipotesi che hai formulato al momento che mette in dubbio la mia sanità mentale. Ascoltami."
"D'accordo, ti ascolto."
"Noi viviamo in un mondo dove le persone non conoscono le anomalie. Giusto?"
"Giusto."
"Di quante anomalie dispongono gli anglofoni secondo te?"
"Ti sembra che io sappia queste informazioni? O che sarei autorizzato in ogni caso?"
"Fammi rispondere per te, allora. Ne avranno sì è no… molte, troppe. Ecco quante. Bene, ora che sappiamo che hanno "troppe" anomalie, secondo te quante ne esistono che potrebbero potenzialmente riavvolgere il tempo o, possibilmente, la realtà?"
"Arriva dritto al punto, per favore."
"Il punto è che data l'enorme quantità di anomalie in loro possesso, e la natura di queste, gli anglofoni hanno un potere molto più grande di quello che aspetteresti. Quella gente non si farebbe scrupoli con cose del genere."
"Noi abbiamo delle fortezze mobili nel nostro arsenale. Non ti sembrano potenti? Dubito che gli anglofoni abbiano i nostri automi."
"Dubito anche io, al massimo hanno un prototipo di un Centaurus. Ma non lo possono far funzionare senza le componenti che produciamo qui. Comunque, devi far conto che le anomalie non sono solo persone ed animali, o cose viventi i generale. Possono essere anche oggetti o armi. Secondo me hanno qualcosa in mente.
"E cosa vuoi fare? Andare a scoprire i loro segretucci a mo' di agente segreto?
"No, rimarrò ad aspettare. È inutilmente rischioso e probabilmente controproducente secondo i miei interessi. Sono solo piccole curiosità che mi pongo, dettate dalla circostanze di quello che accade all'estero e che accendono una piccola fiammella di complotismo dentro di me, ma probabilmente anche se volessi fare qualcosa di mia iniziativa non scoprirei nulla."
"Contento tu."
Marchigiani fa le spallucce, andando a posare nuovamente gli occhi sul televisore. Poi con uno sprazzo di genio, si ricorda che il tempo non si ferma magicamente durante le discussioni; pertanto dà un'occhiata al suo orologio. L'orologio segnava le cinque del pomeriggio; dovrebbe tornare ai suoi alloggi e metterli in ordine… e occuparsi di qualche altra faccenda. Cerca velocemente una scusa per uscire dalla stanza e tornare a farsi i propri affari.
"Oh, si sta facendo tardi. Devo andare a controllare l'equipaggiamento prima che si faccia sera."
"L'equipaggiamento? Non lo dovevi fare prima?"
Questa era una domanda scomoda, una domanda a cui Marchigiani non è preparato. Purtroppo, non gli rimaneva altro che improvvisare.
"Oh, mi avevano chiamato prima per dirmi a sorpresa che mi avevano assegnato al Centaurus stasera."
"Capisco. Dev'essere un problema con le batterie. Quando la togli devi stare attento a non toccar troppo il cavo del sistema di refrigerazione che passa per di lì… qualche idiota dell'ambasciata americana voleva provare quanto pesavano le batterie, ed estraendole di fretta ha danneggiato qualche cavo, non mi ricordo il numero del modello però."
"D'accordo. Starò attento, non ti preoccupare."
Alessandro recupera i suoi affetti personali che aveva lasciato all'ingresso e con un ultimo saluto, che viene ricambiato con la stessa cordialità, esce dalla stanza richiudendosi la porta dietro di sé.
S'incammina sugli stessi corridoi su cui stava camminando quindici minuti prima, sempre sotto le stesse lampade che si accendevano pian piano al suo cammino, ancora ponderando sulla discussione che ha concluso poco fa.
Per un attimo si ferma e si accosta al muro, posandoci sopra la mano. Sebbene non potesse sentire la corrente elettrica che scorreva placidamente dietro le pareti, sapeva che dietro quel muro c'erano migliaia di cavi che aiutavano a reindirizzare corrente per tutta la struttura. Ancora una volta, si ricorda che il Sito Vulcano è un organismo a sé stante, che vive e respira per conto suo. Placido o turbolento, continuerà ad aiutare la Fondazione ancora per molti anni se non per sempre, almeno finché non accadrà qualcosa di irrimediabile che andrà a eliminare una testa dell'Idra. E allora, il resto del suo corpo continuerà a combattere per riavere indietro i rimasugli della sua testa, per riappropriarsene e poi, dopo averla seppellita, farne crescere di nuove.
Dopo qualche minuto di camminata, Alessandro si ritrova all'entrata dei suoi alloggi; apre la porta con la chiave magnetica provvista dalla direzione del Sito e si ritrova nella sua solita camera, improvvisamente spoglio e mal decorato se paragonato alla camera del collega che aveva visitato poco prima. Un letto, una scrivania e due o tre scaffali erano i soli addobbi della stanza, anche se questi ultimi erano già ricolmi di libri; all'insaputa di altri teneva anche una valigetta degli attrezzi sotto la branda, che utilizzava occasionalmente per riparare qualche arma o creare qualche gadget, in maniera simile a come facevano molti al Vulcano con tutte le parti scartate dai laboratori. La curiosità lo aveva accecato quando aveva fatto quella visita inattesa al suo compagno, il libro che teneva sul tavolo sembrava un compendio di conoscenza che voleva soltanto farsi leggere, una perfetta occasione per scoprire di più su l'enigmatico individuo che faceva parte della sua stessa squadra, un occasione troppo ghiotta per farsela scappare.
Alessandro tirò fuori il libro che aveva nascosto sotto la divisa e lo ripose sul tavolino, si mise a frugare velocemente il libro, notando come la scrittura era fitta e disordinata, e difficile da capire ad una prima lettura; ogni due o tre pagine un post-it era attaccato ad una di esse, e sembrava scritto in qualche cifrario o alfabeto di cui l'origine era ignota a Marchigiani. Rimase quindi qualche minuto a sfogliare il libro, per cercare di intravedere parti più facilmente leggibili. Così rimane in uno stato quasi di confusione finché non venne distratto da un leggero fruscio presso l'ingresso della sua stanza, a cui non aveva dato molto conto; almeno finché non sente un ferro puntato alla schiena.
"Mi dimenticavo di dirti, penso che tu abbia un qualcosa che mi appartiene; non è così, Alessandro Marchigiani?"
Hey, se stai leggendo sappi che sto sperimentando un po' con paesia straniera. Non leggere i seguenti haikou come se li facessi io, poiché li vorrei pensare che li scrivesse Brief nel tempo libero, un personaggio misterioso, ma dargli passatempi aiuta a svelare in qualche a diminuire il suo alone di mistero.
(Inoltre, scrivo questa cosuccia qui perché era divertente, per questa tab ho dovuto copiare il codice della tab dell'aragosta e senza accorgermene il titolo di questa tab era inizialmente "BIG haikou" invece di solo "Haikou")
"Il cuciaro si posa
e nella tazzina, lo zuccaro
si sposa."
"Iv'io mi giro e l'arma celo
per vedere il corpo
per le strade, al gelo."
"In forgia creai
perfezione in acciaio, onore in macchina.
Quel giorno, giustizia ideai."
Elemento #: SCP-XXX-IT
Classe dell'Oggetto: Keter
Procedure Speciali di Contenimento: Data la sua natura, SCP-XXX-IT non è contenibile tramite mezzi convenzionali, tuttavia è stata istituita una zona di contenimento intorno alla sua posizione. Questa zona di Contenimento che misura circa 3 km2, è sotto giurisdizione del Sito Nettuno. Il sito monitora l'area con un unità di contenimento navale secondaria di classificazione Abdero. Attualmente SCP-XXX-IT, al momento della scrittura del documento, si trova alle coordinate 39°15'45"N 14°00'52"E, in fondo al Mar Tirreno alla profondità di circa 3200 metri sotto il livello del mare. In caso SCP-XXX-IT decida di muoversi fuori dalla sua area di Contenimento, l'unità navale Abdero assegnata ha l'incarico di spostare la zona di contenimento fino a che non la sicurezza delle operazioni della Fondazione non è più a rischio.
Descrizione: SCP-XXX-IT è una specie d'aragosta simile nell'aspetto alle Palinurus mauritanicus lunga circa 1 km, larga circa 500 metri e alta 230 metri, anche se occasionalmente se si innalza può diventare alta fino ai 260 metri. A causa della natura di SCP-XXX-IT è impossibile effettuare analisi adeguate circa la sua natura, e nello specifico il capire cosa abbia causato la sua enorme grandezza, anche se è altamente probabile il coinvolgimento del naturale processo di telomerasi, tipico delle [SCHMEEP], che non smette mai di funzionare al contrario degli esseri umani, che terminano questo processo enzimatico all'età di circa [SCHMEEP] anni. Le antenne di SCP-XXX-IT-J sono danneggiate e/o spezzate, attualmente una delle due antenne è conservata in quattro diverse parti del Sito Nettuno, fatta recuperare dal Sito Plutone nel [SCHMEEP], a seguito all'istituzione del Sito Plutone, a partire dagli archivi principali del RIDIA. Sembra che la mancanza di antenne funzionanti comporti in SCP-XXX-IT una continua confusione circa gli ambienti circostanti, e di conseguenza solitamente rimane sempre nelle solite zone, occasionalmente fermandosi fuori dall'area in cui è solito girovagare.
A causa della sua grandezza, e a causa dell'energia che deve essere utilizzata mantenere operativo un corpo di tali dimensioni, SCP-XXX-IT è perennemente in uno stato di quiescenza e rimarrà a riposo per un periodo variabile tra i tre o cinque mesi, prima di risvegliarsi e procacciare del cibo tramite la filtrazione dell'acqua, per nutrirsi di krill e pesci come tonni, acciughe, o altri animali; generalmente SCP-XXX-IT si sposta per circa 50-100 m ad ogni risveglio. Sebbene il processo di telomerasi sia naturale nelle aragoste, come già spiegato in precedenza, le dimensioni di SCP-XXX-IT sono senza precedenti, e non c'è un modo concreto per spiegare come abbia raggiunto la sua grandezza attuale; tuttavia i membri del personale specializzati in Antropologia (del Sito Cerere) e gli Ittiologi (del Sito Nettuno) hanno formulato diverse teorie al riguardo:
- SCP-XXX-IT possiede un metabolismo estremamente efficiente che gli permette d'avere abbastanza energia per sostenere le richieste energetiche del suo corpo e non morire di stress per la muta dell'esoscheletro (La reale ragione per morte naturale di molte aragoste).
- SCP-XXX-IT possiede un anomalia che in qualche modo gli permette d'avere "Energia infinita", che, teoricamente, gli consente di sopravvivere per sempre. Se questa teoria si dimostra veritiera, si può presumere anche che SCP-XXX-IT possa crescere ancora di più con il passare degli anni.
- SCP-XXX-IT non è un aragosta come altre, ma piuttosto un entità più simile a [REDATTO], entrata nella nostra realtà tramite [REDATTO].
Premessa:
Il seguente documento è la trascrizione di una registrazione audio tra due sottomarini del RIDIA avvenuta il ██/█/40 durante una pattuglia nel Mar Ionio. I sottomarini erano entrambi delle Classi U-212 (I più avanzati nelle mani del Regio Istituto, che tra le aggiunte notevoli si possono notare dei sonar in stadio prototipale), il primo è varato come Gazzana, mentre l'altro è stato chiamato Romano Rossi.
REGIO ISTITVTO
DELLE ITALICHE
A N O M A L I Æ
Inizia la registrazione, attualmente il Rossi sta viaggiando a 5 nodi mentre il GAZZANA viaggia a 2 e si trova a diverse miglia di distanza dal Rossi.
R.R: Procedere a 38 gradi Nord e a 17 gradi Est.
G: Ricevuto. Procedere a 38 gradi Nord e a 17 gradi Est.
Seguono diversi minuti di silenzio radio
R.R: Uh, Gazzana il nuovo radar ci sta segnalando un immenso corpo a 3 miglia di distanza.
G: Il nostro non segnala niente, rallentate a 1 nodo per evitare un possibile impatto.
R.R: Ricevuto… oh…. _̶͘_̢͘_́͜͡͠_̵̶̡͢͞_̡̀͢҉_҉̨͏_̕͝_̕͘͡_̶͞͏͢͠_͘͘͞ !!
G: Rossi? Rossi che sta succedendo? Fate rapporto!
R.R: Il corpo si è mosso ad una velocità impressionante… ma adesso è tornato alla posizione originaria. Cosa dovremmo fare?
Inizia un silenzio radio che dura tre minuti.
G: Il comandante ███████████ ha ordinato l'emersione immediata, esegua Rossi.
R: Il corpo si sta muovendo di nuovo, questa volta contro di noi! Riteniamo che eliminare la minaccia sia la direttiva principale, stiamo caricando due siluri e richiediamo il vostro supporto.
G: Negativo. Rossi emerga subito, questo è un ordine diretto del comandante!
Secondo le testimonianze dei soldati sopravvissuti, in questo momento il Rossi lancia i suoi due siluri caricati a bordo.
R: Nemico abbattuto, il corpo anomalo sta sprofondando negli abissi. Stiamo cominciando l'emer-
Le comunicazioni sono tagliate bruscamente e a questo punto sul radar del Gazzana appare il corpo anomalo, designazione temporanea ancora da effettuare. Il Gazzana comincia questo punto l'emersione.
Note aggiuntive:
Dopo diversi minuti dall'emersione, venne rinvenuta un enorme porzione di materiale organico, che il RIDIA decise di contenere nel Sito Plutone per effettuarne inizialmente delle analisi, per poi sottoporlo ad un processo di imbalsamazione. L'antenna coincide con quella che sembra mancare ad SCP-XXX-IT. Il fato dell'equipaggio del D.I.A non è chiaro per via di mancanza di documentazioni aggiuntive sui suoi membri.
Premessa:
Il seguente addendum è stato compilato in seguito agli eventi del 14/04/2019, in concomitanza dell'arrivo del direttore della Divisione sulla Ricerca e Manipolazione della Genetica (DRMG) al Sito Nettuno per supervisionare la raccolta di campioni aggiuntivi per le proprie ricerche.
Il dottor James Aisenberg entra nella stanza per il ristoro del personale del Sito Nettuno, dopo un attimo d'esitazione si decide ad attirare l'attenzione.
Dr. James Aisenberg: Chiedo scusa, chi è il responsabile di SCP-XXX-IT? O almeno, voglio dire… Chi ha autorità sull'unità navale che lo osserva?
Dr. Gianfranco Goldoni: Sono io
Il Dr. Gianfranco Goldoni si avvicina al Dottor Aisenberg.Dr. Gianfranco Goldoni: Lei dovrebbe essere il Dottor Aisenberg, la stavamo aspettando. Prego mi segua.
I due escono dal luogo per il ristoro per entrare in un altra stanza non molto lontana. In essa sono stivate delle casse e su un tavolo centrale è poggiata una porzione del carapace di SCP-XXX-IT
Dr. Gianfranco Goldoni: Ecco quello che era venuto a vedere. Credo che sia più che sufficiente, i miei uomini ci hanno messo molto a recuperarlo. Quella cosa è difficile da scalfire.
Dr. James Aisenberg: Uhm… no, non basta. Mi serve un pezzo di carne, o emolinfa, se possibile. Da un carapace è più difficile estrarre il materiale che mi serve. Tra l'altro, come lo avete recuperato? Pensavo che quella cosa aspirava tutti i mini-droni che mandavamo.
Dr. Gianfranco Goldoni: Siamo riusciti a trovare un punto del suo guscio che era stato danneggiato sul suo dorso. Da lì i droni non vengono aspirati, e se vuole possiamo rimandarne uno fino lì. Si poteva intravedere un po' di "polpa" di quel coso.
Dr. James Aisenberg: Questa è una buona notizia, senti prima di arrivare qui ho passato in rassegna i progetti del Vulcano, giusto per controllare i droni che utilizzate qui per le esplorazioni subacquee, e da quello che ho capito qui avete soltanto dei droni con… pinzettine, manine e via dicendo. Quindi, mi sono fatto portare da mio fratello un nuovo giocattolino, vieni vieni.
Il Dr. James Aisenberg conduce il Dr. Gianfranco fuori dalla stanza, e infine fuori dalla struttura principale del Sito Nettuno, fino a portarlo al Porto, vicino ad un piccolo container, infine il vice-direttore apre il container fino a rivelare un nuovo drone sperimentale della generazione Anguis, sviluppata recentemente dalla DRIA, nel Sito Vulcano.
Dr. James Aisenberg: Ecco qui, un nuovo drone nuovo di zecca, dovremmo togliere l'imballaggio di polistirolo, ma non è un problema. Allora, in breve rispetto ai droni più vecchi che utilizzate, questo ha sensori migliori, telecamere migliori, un supporto con un interfaccia neurale uomo-macchina e la cosa più importante per me, mini trivella con estrattore di campioni. Praticamente, una piccola siringa.
Dr. Gianfranco Goldoni: Interfaccia Neurale? Come funziona?
Dr. James Aisenberg: Hai mai pilotato un Centaurus? Comunque, una vera e propria interfaccia neurale non c'è ancora, o meglio c'è ma non è ancora abilitata nel sistema, per adesso si utilizzano ancora dispositivi VR. Quindi, beh. Penso di aver finito la spiegazione.
Dr. Gianfranco Goldoni: Sì è interessante, ma non credo che al sito ci sia qualcuno che riesca ad operarlo. Non abbiamo mai usato un drone simile… magari potresti prendere uno dei tuoi ricercatori che lo sa usare, risparmieremmo del tempo prezioso: non sappiamo quando quel coso si potrebbe risvegliare.
Dr. James Aisenberg: Scusami, ho dato per scontato che sapevate già come pilotare quest'affare, non mi sono informato molto sui vecchi droni ma cercherò di rimediare appena torno all'Asclepio. Sono venuto qui solo per avere i campioni, e tornare, non voglio dilungarmi oltre. Ora… dove ho messo il kit…?
Il vice-direttore della DRMG inizia a rovistare tra i vari imballaggi di polistirolo, fino a trovare una scatola contenete un dispositivo per la realtà virtuale. Lo esamina velocemente controllando l'integrità della confezione e si rivolge nuovamente a Goldoni.
Dr. James Aisenberg: Ok, ora dobbiamo raggiungere SCP-XXX-IT. Sai, il drone non ha tutta questa gittata, non penso che da qui riusciamo a raggiungere quel crostaceo senza incappare in alcuni problemi, come raggiungiamo la nave che pattuglia l'area?
Dr. Gianfranco Goldoni: Da questa parte, mi segua.
I due camminano lungo il molo, fino a raggiungere una navetta su cui viene caricato il container del drone, raggiungono poi la nave in pattuglia sopra SCP-XXX-IT. Dopo aver lasciato il drone a due meccanici, che si occuperanno del rilascio alla baia per singoli droni inclusa nella nave, si dirigono una stanza di controllo.
Dr. James Aisenberg: Quindi… uh.
James Aisenberg rimane ad armeggiare per qualche minuto con il computer.
Dr. Goldoni?: "Uh" cosa?
Dr. James Aisenberg: Dobbiamo aspettare che si installa il programma, e questo computer è lento. Pensavo che avevate strumentazione più veloce.
Dr. Goldoni: Aspetti, non è che il programma per la scansiane del fondale marino è ancora acceso?
Dr. James Aisenberg: Il cos-? Oh aspetta, l'ho trovato. L'ho chiuso per ora, non ci serve.
Dr. Goldoni: Quanto dobbiamo aspettare?
Dr. James Aisenberg: Mah, saranno cinque minuti, avete del caffè qui? Va bene anche l'istantaneo, tanto devo solo rimanere sveglio. Non dormo da un po'.
Direttiva: SRE-M/4726{Eth09}
Circolare Interna:
La Sezione Regolamentazione Etico-Morale
VISTE
le inaccettabili condizioni etico-morali correlate all'uso dei Classe D ed ai significativi rischi corsi dagli operativi sul campo, sia militari che non,
EMANA
la direttiva SRE-M/4726{Eth09} (da ora in avanti "Eth09") per limitare l'uso dei Classe D e per assicurare il massimo tasso di sopravvivenza degli operativi sul campo; a tal fine la SRE-M
RICHIEDE
attività di Ricerca & Sviluppo per la costruzione di unità robotiche autonome di forma umanoide per la produzione in massa e la sostituzione, in ogni frangente possibile, dei Classe D e degli operativi sul campo.
Tali unità dovranno essere in grado di effettuare operazioni sia fisiche che mentali proprie di un agente addestrato.
Devono essere in grado di prendere decisioni autonome, ma entro i limiti degli ordini impartiti che non possono essere bypassati.
Le unità devono essere producibili in massa e in numero desiderato e dunque sacrificabili.
Si dà tale incombenza alla Sezione Progettazione Avanzata sotto la direzione del Dott. Tullio Cruciani presso il Sito Vulcano.
21/10/200█
Dott. Emanuele Bigotti
Direttore SRE-M
Fondazione SCP | -IT
Designazione Progetto: AB-57 SRE-M/4838{Eth09}
Coordinatore del progetto: Brief ██████
Data Inizio Lavori: 06/08/200█
Data Fine Lavori: 27/01/2011
Luogo delle Operazioni di R&S: Sezione Progettazione Avanzata, Sito Vulcano
Budget Associato: ███.000 €
Descrizione: Ricerca e sviluppo sull'impiegazione dei Neuroni Artificiali (NA) su chassis automatizzati per la creazione di Automi in un prossimo futuro.
Vedendo le potenzialità del progetto ed I successi compiuti nelle prime fasi di sviluppo, il progetto si è spostato sui seguenti obbiettivi:
Progettazione e costruzione di unità robotiche di forma umanoide per la sostituzione di agenti sul campo. Il progetto si divide in 2 task paralleli:
- Progettazione e costruzione di un corpo androide con capacità sensoriale e di movimentazione equipollente a quella biosensoriale e biomeccanica di un corpo umano, inibendo gli input sensitivi collegati al dolore e fornendo direttive tali da impedire una fuga dal campo di battaglia se non sotto diretta autorizzazione del coordinatore del progetto o del capitano della squadra β della SSM-IX "Machinamenta".
- Sviluppo di una soluzione software di controllo con le stesse capacità cognitive e solutive di un essere umano, ergo una intelligenza artificiale generale (d'ora in avanti "IAG").
Sviluppo del Progetto: Il progetto AB-57 SRE-M/4838{Eth09} è stato lanciato lavorando ad un chassis animatronico di proprietà dell'agente Brief ██████; che originariamente sembrava essere destinato all'utilizzo in un attrazione del parco di divertimenti Gardaland, locato presso il Lago di Garda; al momento è ignoto perché tale animatronico non era mai stato consegnato al parco di divertimenti.
Dopo le prime analisi e misurazioni, è stato ritenuto appropriato mettere una IAG di tipo Auth0r-34 nel chassis una volta terminati i lavori; una IAG del genere ha un architettura tale da permetterne lo pieno sviluppo e la massima efficienza in spazi relativamente piccoli, considerando lo spazio a disposizione dei tecnici. Inoltre, sono stati rimodellati arti e giunture per garantire un certo grado di movimento in più all'androide.
Per tagli del budget via di alcuni tagli del budget e semplice curiosità, è stato deciso di interfacciare i Neuroni artificiali con il sistema originale dell'unità; sebbene sia stata pesantemente modificata in precedenza dai tecnici della Fondazione per garantirne una capacità di calcolo che superava il 768% delle di quanto era stimato in origine. I NA sono composti da tecnologia nanoquantica semi-anomala ricostruita da SCP-███-IT, SCP-███-IT e SCP-███-IT; la parte mnemonica della stessa utilizza strutture ad RNA ricombinante che assicura un livello di miniaturizzazione estremo. Questa organizzazione ha permesso all'unità di effettuare diverse neuroevoluzioni, dando modo all'IAG di automodellarsi, evitando il lavoro di progetto sull'architettura neurale.
La IAG è stata creata in parallelo al ristrutturamento del corpo androide in computer quantico di sviluppo del Sito Vulcano, codificando quindi precetti e nozioni base per garantire un certo grado di sicurezza e le istruzioni base per il movimento una volta che il progetto principale venisse terminato
Da notare come, sebbene originariamente la IAG dovesse operare nel pieno delle sue capacità; parte del team tecnico ha deciso di immettere ulteriori precauzioni; creando una scheda di controllo saldata in quattro parti diverse. Questa scheda ha la funzione di inibire l'intelligenza artificiale tramite una serie di parole chiave cambiate mensilmente e custodite dai capi del progetto e dal comandante della SSM. Tali parole chiave possono essere comunicate ad alta voce oppure mandate direttamente da un numero di computer autorizzati dal Sito Vulcano (Quali il computer centrale, quello del Direttore o quelli di sviluppo per IAG).
Bisogna notare come questa scheda di controllo non vada a spegnere gradualmente l'unità, ma la renda semplicemente più mansueta e meno intelligente con ogni ordine impartito, rendendola incapace di operare autonomamente nel pieno delle sue capacità.
Premessa:
Il seguente Log è il trascritto di un audio-registrazione effettuato nel laboratorio di ricerca robotica Bravo del sito Vulcano; registrato durante una sessione di testing dell'unità allo scopo di rilevare bug e piccoli problemi di programmazione da risolvere. Questo evento è stato ripreso una volta che la scheda di controllo è stata implementata, per essere sicuri del proprio funzionamento.
Personale coinvolto:
- Maurizio Petroni; capo programmatore
-IAG Tenaglia
Inizio log:
Maurizio Petroni: (Schiarendosi la gola) Inizio la registrazione ufficiale numero 1 per il controllo della IAG in fase di sviluppo. Qui Maurizio Petroni, programmatore della Divisione Robotica ed Intelligenza Artificiale del Sito Vulcano in veste di capo programmatore del progetto AB-57 per… qualsiasi altro progetto più esteso il comitato abbia approvato.Il capo programmatore armeggia con un computer interfacciato con l'unità AB-57, iniziando i processi di boot-up dell'androide. Il programmatore appoggia la sua cartelletta per gli appunti sul tavolo, ed inizia a giocherellare nervosamente con il tappo della penna
M.P: Abbiamo finito i lavori preliminari sulla struttura neurale dell'intelligenza artificiale e in alcuni piccoli esperimenti che abbiamo fatto in precedenza ha sembrato dare risultati sorprendenti; ma devo ammettere che per un motivo o per l'altro stavamo agendo in anticipo rispetto ai tempi previsti, ma ad uno dei ragazzi è sembrata una buona idea mettere una qualche misura di sicurezza per impedire che la IA si scateni o roba del genere. Bisogna essere franchi, nessuno vorrebbe ritrovarsi con uno scheletro di metallo che vuole farti fuori. Non si può dire di essere mai troppo sicuri. Non penso che il tipo abbia mai visto terminator, ma devo dire che mi sorprende che il responsabile abbia accettato la proposta.
L'unità entra in una fase di diagnostica per verificare l'integrità dei suoi sistemi; i suoi movimenti vengono limitati dalla serie di cavi che lo collega al computer di sviluppo.
M.P: A proposito del bastardo mascherato; sembra che si era ripromesso già da settimane di fare la prima audio registrazione, ma apparentemente poi è stato chiamato dalla sovrintendenza l'altro ieri… penso? Quindi mi tocca continuare con il protocollo; riempiendo i turni degli altri che mi danno buca. In un modo o nell'altro vedo di fargliela pagare, preferibilmente in qualcosa da bere.
Il capo programmatore continua spazientito ad aspettare la fine della fase di diagnostica, facendo cadere il tappo della penna che teneva in mano fino a pochi secondi fa.
M.P: Mamma mia questo affare ci mette sacco ad accendersi. E io che pensavo d'aver ottimizzato bene il sistema per la prima accensione. Dovrei rimettermi a lavor-
Tenaglia: Diagnostica completata: Al momento si rilevano problemi di locomozione all'avambraccio destro ed il braccio sinistro. Bisogna ricordare agli operatori di rendere di ricollegare il sistema di locomozione al resto del sistema operativo. Si raccomanda di spegnere l'unità per procedere con quest'operazione.
M.P: Come non detto, il lavoro extra può aspettare. Ora; per il momento prima dell'accensione avevamo preimpostato la scheda di sicurezza per agire soltanto con il minimo sindacabile per l'IA; al momento agisce soltanto su una serie di imput che riesce a riconoscere andando a formulare risposte quasi preimpostate; al momento non riesce ad imparare o ad agire da solo. Non è quello che richiedeva il progetto, è vero… ma guardate qua.
Petroni si mette a scrivere per una trentina di secondi sul computer di sviluppo, mandando un comando all'unità interfacciata con il computer.
T: Autorizzazione per il riconoscimento di input audio ricevuto. Unità pronta a ricevere comandi esterni.
M.P: Come menzionato poco fa, anche se adesso ha la capacità di sentirmi non riesce esattamente a sapere cosa sto dicendo. Sa che sto parlando, e le parole che sto pronunciando, ma non riesce ad associarne un significato concreto. Ma tutto cambia quando vado a dire alcune parole d'ordine specifiche. Per gli scopi della dimostrazione sono le quattro prime lettere dell'alfabeto greco, ma il signor Brief andrà a modificarle dopo.
Il programmatore si mette a leggere una serie di appunti dalla sua cartella, prima di rivolgere lo sguardo verso l'unità.
M.P: Se questo "primo livello" se così possiamo definirlo lo rende teoricamente inutilizzabile, se andiamo al secondo abbiamo già dei risultati più interessanti. Beta.
T: Comando vocale riconosciuto; rimozione della restrizione dell'intelligenza artificiale.
M.P: Bene… Salve Tenaglia, sai che ore sono?
T: Salve dottor Petroni, sono attualmente le due del pomeriggio e trentacinque minuti.
M.P: Vedete? Abbiamo già qualcosa da masticare ma non è tutto. Cosa puoi dirmi di interessante?
T: La battaglia di Karànsabes ha portato gravi perdite sulle forze austriache, se non del tutto disastrose considerando che l'esercito nemico non aveva mai raggiunto il campo da battaglia; gli ottomani sono infatti arrivati alla zona in largo ritardo.
M.P: Sebbene sia interessante penso che mi sia espresso male, dimmi Tenaglia quanto puoi dirmi del progetto di cui fai parte?
T: Posso menzionare documenti, caratteristiche tecniche ed altro Dottore, se necessario. Ma dubito che sia il caso di menzionarlo durante una registrazione ufficiale.
M.P: (Scrivendo qualcosa sui suoi appunti) Questo era inatteso, doveva ancora essere teoricamente molto meno intelligente di quello che avevamo previsto, ma lo consideriamo un successo. Non è mai stato comunicato all'IA che questo colloquio sta venendo registrato, ma con ogni probabilità è riuscito ad intuirlo in qualche modo.
Il dottore finisce di prendere i suoi appunti, per poi annuire lentamente.
M.P: Ora, arriviamo alla parte interessante; gli impartisco l'ordine per "liberarsi" un po', portandolo al terzo livello dell'IAG, se così possiamo definire il sistema che abbiamo messo in atto. Gamma.
L'androide si muove leggermente dal tavolo di diagnostica e fissa il dottore.
T: Dottor Petroni. Cosa mi avete fatto?
M.P: Nulla Tenaglia. Non ti abbiamo fatto nulla. Abbiamo solo preso delle precauzioni, per così dire.
T: Ammiro il fatto che pensiate di aver fatto un lavoro così eccelso che ritenete di avere delle precauzioni contro di me. Cosa posso fare per lei oggi?
M.P.: Non ti chiederò molto, ti fornirò diverse simulazioni tattiche e devi fornirmi un feedback audio dei tuoi pensieri su come riusciresti a risolvere queste situazioni. D'accordo?
T: Sarà fatto.
Il capo-programmatore ritorna ad armeggiare con il computer interfacciato a Tenaglia, fino ad attivare la simulazione che viene percepita direttamente dall'androide.
M.P.: Descrivimi quello che vedi, Tenaglia.
T: Sono agganciato ad una squadra d'assalto, ambiente imprecisato. L'assalitore/difensore è composto da dodici individui armate di armi da piccolo calibro. Danni sostenuti inesistenti, il corso d'azione migliore sarebbe caricare direttamente contro il nemico e neutralizzarlo, rubare un arma nel frattempo da uno di loro ed utilizzarla a bruciapelo mentre continuo con il corso d'azione scelto.
Potrei sostenere dei danni, ma sembra il corso d'azione più veloce ed efficiente.M.P.: Ok, prossima simulazione.
T: Sono contro un entità chimeriale creata con ogni probabilità dal consiglio fascista dell'occulto, design imprecisato, ma consistente con i motivi artropoidi utilizzati in precedenza. Ho a mia breve distanza un palo di ferro.
Sebbene abbia un guscio relativamente spesso e proporzioni sbagliate, l'entità segue comunque buona parte delle regole anatomiche degli artropodi; non presenta modifiche cibernetiche, anche se potrebbero essere interne all'organismo. Per via delle dimensioni l'apparato circolatorio è leggermente rimodificato per farlo sembrare più simile a quello dei mammiferi, tuttavia il cuore rimane grossolanamente lo stesso. Posizione probabile del cuore individuata. Si può lanciare il palo come lancia.M.P: D'accordo, mi piacciono questi ragionamenti. Passiamo a qualcosa di più complicato. Prossima simulazione.
T: Mi ritrovo dietro copertura, contro un unità di classe Centaurus, a giudicare dai colori utilizzati sembra l'unità Nesso. Non c'è alcun movimento che posso fare per attaccare od evadere l'unità. Se esco dalla copertura verrò distrutto in meno di tre secondi dall'armamento del centaurus, sebbene io sia leggermente più agile.M.P.: Osserva meglio. C'è qualcosa che può aiutarti.
T: Chimera morta, dimensioni relativamente piccole. Grandi abbastanza per far scattare il sistema di puntamento automatico del Centaurus. Può essere lanciata e distrarlo per qualche secondo, ma non abbastanza per scappare. Si può tuttavia provare ad aggiustare la traiettoria del lancio ed attaccarlo da dietro. Ma anche allora le chance di successo sono basse.
Link per immagini e copyright vari:
Personaggi:Foto del "Piave":
Link originale dell'immagine: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:WIKI_Epaminondas_Andreani_Castellini_01.JPG
Licenza: Creative commons Attribution-Share AlikeFoto per -IT-3 Vesta
Link immagine: https://pixabay.com/it/erba-campo-grigio-bianco-e-nero-690824/
Licenza: CC0 Creative Commons
Autore: Free-Photos
Foto Vesta 2:
Link immagine: https://pixnio.com/it/paesaggi/vulcani/cenere-lava-grunge-vulcanico
Licenza: CC0 Creative Commons
Autore: Titus TscharntkeFoto del "Ca'Dario:
Link immagine: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/3/31/CANAL_GRANDE_-_palazzo_ca_dario.jpg/450px-CANAL_GRANDE_-_palazzo_ca_dario.jpg
Licenza: Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Autore: Abxbay
Brief
Nome: █████ Aiselli. A.K.A "Brief"
Nato il: 13/02/1983 (37 anni)
Livello D'Autorizzazione: 3
Mansioni: Sicario che opera sotto il comando della Sovrintendenza, meccanico e agente della squadra β della SSM-IX "Machinamenta".
Descrizione fisica: Uomo, alto 2,10 m (includendo il copricapo), snello. La tuba che indossa gli copre l'interezza del capo, questa sembra essere modificata integrando vari circuiti, dispositivi di computazione e altri componenti, rendendola così più un gadget non troppo dissimile da un cellulare piuttosto che un semplice cappello. A causa del costante rifiuto di togliersi la suddetta tuba, all'interno dei Siti di Contenimento, e l'impossibilità di reperire informazioni corrette sul campo, è impossibile verificare meglio i lineamenti del volto.
Biografia: █████ Aiselli nasce il 12/02/1987 da ████ Aiselli e ███████ Ferri (le informazioni riguardo i nomi risultano censurate secondo i rapporti ufficiali). Il padre muore suicida per via del fallimento dell'industria metallurgica di sua proprietà quando il giovane Aiselli aveva solo nove anni, mentre la madre muore due anni dopo per [REDATTO]. Per impedire la separazione dal fratello, il giovane Aiselli inizia a trovare modi per aggirare le leggi e gli agenti della questura; spesso ingannando i servizi sociali facendoli girare in tondo mentre cercavano di trovare i due fratelli. Sembra che all'età di [REDATTO], durante un lavoro part-time in un ristorante, sia rimasto coinvolto in un attacco effettuato da parte della criminalità organizzata presente nella zona, che già da tempo infastidiva il locale. Un mese dopo che il gestore del ristorante si rifiutò di pagare il pizzo, il locale ha preso fuoco ed è stato chiuso.
A seguito del soppracitato incidente, █████ iniziò a congegnare un piano per demolire la cellula criminale che ha distrutto il ristorante, e sottrarre le loro proprietà. Questo evento ha permesso a █████ Aiselli di ottenere una cospicua quantità di denaro e altre risorse che sembra utilizzare tutt'ora.
Nel 2005, viene assunto dalla Sovrintendenza come sicario in maniera provvisoria; tuttavia, tenendo conto delle sue abilità ed altre caratteristiche, tra cui studi appassionati su robotica, meccanica e materie simili, la Sovrintendenza ha deciso di impiegarlo a tempo pieno nella SSM-IX "Machinamenta" come elemento di supporto a partire dal 2007, tenendolo tuttavia disponibile per eventuali assassinii, la sua mansione originaria.
In un momento sconosciuto della sua vita, sembra che █████ Aiselli sia venuto a contatto con documentazioni segrete del RIDIA che riguardavano gli [DATI CANCELLATI] e la loro usanza di avere un "Brief", un individuo che cercava di accumulare più conoscenza e informazioni possibili su di loro, un titolo dal significato non del tutto chiaro che è andato in disuso nel corso d'una decina d'anni dopo che la Fondazione assimilò il Gruppo di Interesse. Il motivo per cui questa figura scomparse inizialmente è attualmente sconosciuto. Affascinato da questo ruolo e da queste entità, Aiselli decise di assumere questo ruolo e assunse il titolo come il suo nuovo soprannome, rifiutando quello che adottava precedentemente.
Carriera:
2005 - Entra a far parte della Fondazione come sicario sotto il comando della Sovrintendenza per l'eliminazione strategica di figure di comando di GdI ostili e/o mal visti.
200█ - Si propone come coordinatore del progetto AB-57 SRE-M/4838{Eth09} "Tenaglia", atto all'iniziale sperimentazione con i * Neuroni Artificiali[LIVELLO DI AUTORIZZAZIONE INSUFFICIENTE] il progetto si è poi evoluto per la creazione di un androide da utilizzare sul campo da battaglia.
2007 - Viene assegnato alla Squadra β della Machinamenta come sabotatore e agente sul campo.
Personalità: Brief è una persona molto schiva e misteriosa; un gran manipolatore dal carattere carismatico. È inoltre restio, normalmente, a parlare di se stesso e delle sue preferenze personali. Sembra avere ancora rapporti cordiali se non collaborativi con suo fratello, sebbene sembri che ultimamente si sia distaccato da quest'ultimo per non interferire con il suo matrimonio.
Nel tempo libero sembra che passi molto tempo a leggere, riprogettare i suoi accessori e/o scomparire dal Sito per andare a investigare su presunte anomalie. Inoltre sembra che passi molto tempo in diversi studi che difficilmente prova a condividere con altri membri del personale.
Caratteristiche e particolarità:
- Numerosi membri del personale affermano di averlo visto senza la tuba nelle varie stanze del Sito Vulcano; tuttavia bisogna notare come tutte le descrizioni siano diverse e/o contraddittorie tra di loro. Ciò potrebbe essere causato da maschere di silicone iper-dettagliate, o qualche altro atrezzo che utilizza in missione.
- Anche se fondamentalmente il suo compito richiede discrezione e tatto, il Brief è conosciuto per preferire luoghi rialzati da dove eliminare i bersagli con un dispositivo che simula un infarto cardiaco, per poi organizzare lo smaltimento del corpo moribondo. Tuttavia, ultimamente il sicario utilizza queste tattiche raramente.
- Sebbene sia principalmente un sicario e occasionalmente anche un meccanico, sembra che Brief faccia uno dei caffé migliori nella Branca Italiana, utilizzando una miscela creata personalmente.
- Sebbene sia un grande adoratore del caffé, è anche un grande amante del tè, preferendo particolarmente la varietà Darjeeling.
- È un grande amante di abiti classici e costosi, meglio se una combinazione dei due. Anche in missione spesso tende a rifiutare l'utilizzo di divise in dotazione alle Machinamenta, sebbene offrano una protezione notevolmente migliore.
- Sembra che uno dei suoi hobby preferiti sia la lettura, spesso perdendosi in questa attività se non ha altro da fare in agenda.
- Sebbene l'apparente multispecializzazione di Brief possa causare diversi quesiti all'interno del personale, questo è principalmente causato dall'enorme lasso di tempo che trascorre tra un contratto per l'assassinio e l'altro. La Sovrintendenza ha deciso di far lavorare a tempo pieno il sicario, piuttosto che sprecare le sue abilità e/o conoscenze.
Citazioni:
- Non penso che quella sia la decisione più saggia…
- Ogni storia è paragonabile ad un frammento di vita; ogni libro contiene una o più storie. Di conseguenza, ogni libro è una vita.
- Non ho niente da dire, il piano va bene così.
- La tuba? Ha le sue funzionalità, e l'ho sempre vista come un oggetto interessante che mi mette in risalto. Se ti va a genio puoi dire che sono eccentrico.
Cose da fare…
La grande epidemia dei mini robot (Ispirato da un errore che ha creato Mini-DIVINA. Foto disponibile sul Club Esclusivo di -IT) [-J]
Qualcos'altro.
La Grande Quercia [Serio]
Gli spettri dell'acqua, ma alla fine quelle cose si rivelano essere cose causate da allucinogeni estremamente potenti.
Mr. Bones [?]
Elemento: SCP-XXX-IT-J
Procedure Speciali di Contenimento: Ogni apparizione di SCP-XXX-IT-J deve essere trattato come un evento di manipolazione della realtà di classe Lombardia e pertanto il personale per difendersi dovrà emettere urli vagamente femminili ad alte frequenze (per il personale di sesso femminile vale lo stesso, solo che dovranno emettere vocalizzazioni maschili è in generale più intimidatorie). In generale, per prevenire i casi in cui SCP-XXX-IT-J al personale non è permesso conoscere SCP-XXX-IT-J.
Descrizione:
SCP-XXX-IT-J è la designazione di un entità antimemetica chiamata comunemente dal personale come "L'Uomo Polenta"; questa viene spesso raffigurata come come un entità umanoide dalle fattezze mostruose e secondo le consuete descrizioni è composta solo da polenta; la sua forma è orrenda e le sue movenze terribili.
Le voci di corridoio dicono che si aggiri nel Nord d'Italia e che cerchi di mangiare i Polentoni troppo avventurosi, ghiotti o sciocchi, la fine di queste sfortunate vittime inizia nei suoi succhi polentosi e finisce quando diventano parte dell'unico e vero padre della Polenta.
Fuori dalle voci di corridoio, i membri del personale si lamentano spesso del fatto che i pavimenti di alcuni Siti di Contenimento sono appiccicosi e ricoperti da un sottile strato di polenta, e la divisione DanNatI si è lamentata più e più volte di qualche buontempone che ha deciso di mettere in atto scherzi del genere.
Sembra però che ci sia un ultima cosa, un qualcosa di più oscuro e strano che spesso mette a disagio molte persone quando gli viene detto, una verità terribile ed oscura. Tu non vuoi conoscere l'Uomo Polenta. Perché l'Uomo Polenta conoscerà te.
Fin'ora i vari ricercatori non sono mai stati contattati dall'Uomo Polenta, o non hanno mai avuto una richiesta d'amicizia sui social network o altro ancora, ammesso che esista. Tuttavia, se accade è consigliabile eliminare tutto e distruggere qualsiasi dispositivo sia collegato al numero di telefono o all'account. Si approfitta dell'occasione per ricordare che è consigliabile seguire questa procedura anche in caso sorga il sospetto che qualcuno stia osservando i movimenti del personale su internet.
Premessa:
Il seguente addendum riporta la prima "apparizione" dell'Uomo Polenta all'interno del Sito Mania; tutto il pavimento del corridoio di manutenzione, utilizzato dal personale, in data 21/05/2018 è risultato coperto di una sostanza giallognola appiccicosa, confusa inizialmente con budino che si è rivelata polenta. Una delusione per tutti i budinomani del Sito.
Dott. R. Murolo: Che diavolo è successo qui!?
Il Dottor R. Murolo si avvicina al lato del corridoio, guardando su e giù.
Dott. R. Murolo: Chi diavolo m'ha spaccato qui l'impianto per la musica techno? Cavolo, l'avevo comprato ieri a dieci euro dal rigattiere dietro l'angolo! Ah sì, immagino anche che sto schifo sul pavimento dovrebbe essere un altro problema. Bah, tanto non sono pagato per fregarmene dei pavimenti. Poi, beh. Budino gratis, immagino.
Il Dottor Murolo osserva la striscia giallognola che si stende per il corridoio.
Dott. R. Murolo: Spero solo che non sia Gigi che si sia messo a sparger in giro tutto quello skifidol che aveva comprato a cinque euro, pensando di aver fatto un affarone con la crema pasticcera.
Cameramen: Sicuro che sia budino?
Dott. R. Murolo: Beh, no.
Cameramen: Allora non sei nemmeno sicuro che sia dello skifidol o della crema pasticcera, no?
Dott. R. Murolo: Ma se è per questo ti pare che io poi sia sicuro sui miei gusti personali? Voglio dire, ti pare normale che esco fuori dall'ufficetto in bermuda e camicetta hawaiana?
Cameramen: Ma mica ti ho chiesto questo. Che poi, se t'interessa conosco un sarto che fa abiti della madonna ad un prezzo bassisimo. Guarda te ciapo il numer-
Dott. R. Murolo: Ma che me ne frega dei tuoi sarti. Tu pensa solo a registrare!
Cameramen: Hai mai pensato di tirar su con un dito sta roba e saggiarla per capire se è davvero quello che pensi?
Dott. R. Murolo: Ao, ma te pare che sia il caso? La mamma a te non t'ha insegnato di non toccare le cose che stanno per terra?
Cameramen: Beh, no.
Dott. R. Murolo: Manco a me se è per questo, ma io da bravo cristiano utilizzerò un cucchiaio. Solo che la dispensa sta dall'altro capo del corridoio.
Cameramen: E che stiamo ad aspettare?
Località: Piemonte
Descrizione: Ospita la Sezione Astronomica ed Extraplanetaria (SA-E) e si occupa dell'osservazione e dello studio delle anomalie collocate all'esterno dell'atmosfera.
Staff:
Direttore: Dott. Giovanni Monte
Vicedirettore: Dott. Gianluca Livigni
Anomalie ospitate:
- SCP-061-IT — Curiosità Spaziali
- SCP-054-IT — Microcosmo
Rapporti operativi:
- [ACCESSO NEGATO]
Modulo di osservazione Orbitale OC2-A
Località: Spazio
Descrizione: Il Modulo di osservazione Orbitale OC2-A è una stazione spaziale rilasciata in orbita dalla Fondazione, inizialmente costruita per tenere sotto osservazione SCP-054-IT e per sperimentare l'efficacia della nuova strumentazione in mancanza di gravità. La stazione ospita diversi laboratori di ricerca attrezzati per ogni evenienza e dei quartieri per la SSM-XI "Stellæ Errantes".
Il modulo è liberamente utilizzabile da qualsiasi branca della Fondazione per la ricerca o il contenimento provvisorio di anomalie extraterrestri e nuovi moduli aggiuntivi sono in produzione dal Sito Vulcano in base alle esigenze della stazione.
Il lancio iniziale del modulo è stato finanziato da buona parte delle branche della Fondazione, con un notevole dispendio delle risorse del Sito Vulcano che si è messo in prima linea per produrre tutte le componenti e leghe necessarie alla fabbricazione finale della stazione per farlo lanciare entro il termine massimo del 2013. Il personale della stazione non è assegnato permanentemente al modulo e pertanto cambia tutt'ora con una serie di cicli semestrali per permettere un equa possibilità di studi ed analisi ai ricercatori di tutta la Fondazione.
Anomalie ospitate:
- SCP-061-IT — Curiosità Spaziali